L’ampliamento occupa un’area di risulta, un’enclave dalla topografia piana con al suo interno un modesto manufatto di servizio, ricompresa tra l’ultima fase di crescita del cimitero (in forma di un grande impianto quadrato a corte) e la cinta muraria in mattoni che sviluppandosi a sud-ovest definisce un limite preciso verso la campagna di Gubbio.
L’impianto si è articolato misurando l’intera area a disposizione con dei corpi lineari disposti trasversalmente al monte Ingino, un principio insediativo che omaggia la misura dei tracciati che governano il paesaggio agrario più immediato, ma anche per certi versi un riferimento alla struttura urbana della “Colonia” (l’odierno quartiere San Pietro di Gubbio) un tessuto compatto attraversato da assi trasversali, paralleli all’asse sacro del territorio eugubino.
I volumi stereometrici dei nuovi manufatti, rivestiti in travertino, sono solcati da vuoti in forma di vere e proprie vie cave, i quali oltre a distribuire lo spazio tra le tombe e gli spazi di camminamento, permettono al loro interno di dialogare visivamente con il profilo dei monti e l’orizzontalità della piana.
Lungo queste “strade urbane” dalla sezione profondamente verticale in analogia alla città storica, vengono introdotti, a misurare ritmicamente l’impianto planimetrico, dei recinti quadrati caratterizzati in sommità da una grande apertura, anch’essa quadrata, che incornicia il cielo e permette alla luce zenitale di penetrare e generare molteplici forme d’ombra e luce durante l’arco delle giornate.
All’interno di questi spazi (la cui configurazione riprende concettualmente le Skyspaces di James Turrell) il tema è quello di innescare un’inconsueta occasione meditativa nella quale il ruolo attivo del vuoto suggerisce nuove opportunità per dialogare con i colori e le forme del cielo.
La dimensione anche mentale di queste “Piazze del silenzio” è resa ulteriormente suggestiva da una serie d’installazioni artistiche permanenti, elaborate site-specific da Sauro Cardinali e Nicola Renzi (il confronto con gli artisti è partito dalle fasi iniziali della progettazione), che contribuiscono con intensità ad eternare la forma nel luogo estremo degli addii.
L’impianto generale dell’ampliamento è ordinato trasversalmente da un asse centrale che riprende e continua quello del manufatto esistente, un enfilade che fa dialogare fisicamente e visivamente il sistema dei monti a nord con la piana della campagna a sud, permettendo ad un colpo d’occhio di attraversare l’intera profondità del manufatto e di inciampare in una segno/scultura in forma di croce commissa, una sorta di riferimento icastico visibile anche dall’esterno del cimitero.
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