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La casa si trova all’interno di un’antica piantagione di ciliegi giapponesi, sulle pendici del monte Datun, nel nord di Taiwan.
È stata progettata come un contenitore in grado di reagire alle impegnative condizioni climatiche (vento, inondazioni e calore) del luogo.
La casa è un blocco di legno sollevato da terra per consentire alle acque di scorrere al di sotto di essa. La disposizione dei diversi spazi si sviluppa secondo un movimento flessibile lungo l’asse che collega le funzioni interne a quelle esterne.
Il piccolo bagno e la cucina svolgono il ruolo di controvento, offrendo stabilità alla struttura lignea in occasione dei frequenti tifoni e terremoti.
L’edificio è stato progettato bio-climaticamente in modo da raccogliere le correnti fresche provenienti dal Datun durante i giorni più caldi, e da lasciare che l’aria circoli all’interno del sito, tra le riserve di acqua fresca e i campi coltivati.
Un camino è utilizzato durante l’inverno per riscaldare l’edificio e preparare il tè. Attaccata al bagno si trova una piccola sauna.
La casa non è né solida né pesante: al contrario, è fragile e flessibile. Non è stata progettata per isolare l’interno dall’ambiente esterno, ma per offrire ai contadini il rifugio di cui avevano bisogno.
Quando una struttura artificiale diventa parte della natura, nasce una rovina. Con questa casa abbiamo cercato di progettare una rovina.
Questa notte, in sogno, mi sono trovato nel mezzo di una violenta tempesta. Essa distrusse le impalcature della casa, e scaraventò al suolo le parti in ferro. Ma quanto era stato fabbricato in legno, oscillò e rimase in piedi.
Bertolt Brecht
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