massa critica | davide tommaso ferrando
Nel 1993 Luis Moreno Mansilla, Luis Rojo ed Emilio Tuñon diedero vita a CIRCO, “cooperativa di riflessione” che, attraverso la pubblicazione dell’omonimo bollettino periodico, aveva l’obiettivo di avvicinare gli studenti dell’Università di Architettura di Madrid ai principali temi del pensiero architettonico contemporaneo. La fanzine CIRCO non era stata pensata come una rivista: piuttosto come una circolare parrocchiale, uno strumento di vincolo e conversazione tra studenti e professori, un sistema per ridurre la distanza tra architettura e teoria. I saggi pubblicati su CIRCO dovevano possedere una prossimità “brutale” con l’architettura, pur senza mostrarne i progetti: contenuti, testo, poche immagini. Comunicazione di architettura pura e dura. Mansilla, Rojo e Tuñon volevano parlare agli studenti e mostrar loro che, per superare i limiti dell’architettura, è prima di tutto necessario conoscerli e lavorare al loro interno. Ispirati dal Circus di Alexander Calder e dalla sua capacità di parlare d’arte al di là delle strutture ideologiche che la definiscono, e convinti che non vi siano differenze tra il modo in cui le cose sono pensate e il modo in cui sono fatte, i tre architetti-professori decisero di lavorare seriamente sulle parole dell’architettura, seppur sotto la forma del gioco circense. E così come il circo è, per definizione, il luogo in cui a diversi attori è data l’opportunità di esprimersi liberamente, Mansilla, Rojo e Tuñon invitarono colleghi e amici a unirsi al loro progetto, scoprendo, non senza un certa sorpresa, che gli architetti non solo sapevano scrivere, ma che morivano dalla voglia di farlo.
A un giorno dalla triste e prematura scomparsa di Luis Moreno Mansilla, ritengo importante ricordare anche questa preziosa e importante parte del suo lavoro di architetto e professore. Sono infatti più che convinto che il positivo clima di scambio e dibattito instaurato dalle brevi e numerosissime dispense che compongono il progetto editoriale CIRCO – tutte impaginate in A4 fronte-retro, pronte per essere stampate, fascicolate e divorate – abbia contribuito (e continui a contribuire) in maniera sostanziale alla formazione degli architetti spagnoli, ripercuotendosi ripetutamente nella qualità (mediamente superiore a quella degli altri paesi, come scrive Marco Biraghi) delle loro opere.
Il primo numero di CIRCO, scritto proprio da Mansilla, si intitola: Cuando el dedo roza, con cierta fe, lo inerte. Notas sobre el Circo de Calder. Linkandolo, e linkando l’archivio online con tutti i numeri di CIRCO, voglio dunque rendere omaggio all’opera intellettuale di uno dei più solidi architetti spagnoli contemporanei, il cui entusiasmo per l’insegnamento e per la teoria ha influenzato, in più di una maniera, il lavoro che da circa due anni sto cercando di svolgere, nel mio piccolo, con zeroundicipiù.
Davide Tommaso Ferrando
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