massa critica | davide tommaso ferrando andrea minella
Ho recentemente avuto modo di intraprendere un proficuo scambio di pareri con Andrea Minella, uno dei giovani autori (insieme a Federico Mele, Francesco Marullo, Cecilia Fumagalli e Francesco Franchini) di un interessante progetto per un centro congressi a Rimini, vincitore del Premio Leon Battista Alberti 2008 e menzionato, nello stesso anno, al13° Incontro Ischitano di Architettura Mediterranea “Locale/Globale. Mediterraneo Immaginario”. Ancora una volta, una serie di (mie) perplessità rispetto alla coerenza del progetto in questione sono diventate occasione per una riflessione più ampia, incentrata, in questo caso, sul tema della progettazione urbana.
Ritenendolo di interesse per tutti, allego il dialogo critico scaturito dalla nostra breve ma intensa corrispondenza alla scheda-progetto qui presentata, inserendolo nelle pagine seguenti di questo post.
Ringraziando Andrea per la sua animata partecipazione, auguro agli interessati una buona lettura.
DTF
Oltrepassate, a sud, le mura della città storica, il disegno urbano di Rimini perde la sua chiarezza e la sua forza. L’ordine della trama “reticolare” propria della città romana, qui, si nasconde, seppellito sotto una fitta schiera di edifici residenziali (per lo più case unifamiliari) che, senza soluzione di continuità, occupano il territorio.
Un costruito, nella maggior parte dei casi, senza carattere, allineato lungo un sistema infrastrutturale, anch’esso incapace di denunciare, al suo interno, una gerarchia fra gli elementi. Un indistinto urbano senza misura occupa, in questo luogo, la campagna che pare quasi non esistere più, come pure, anche l’antica presenza dei corsi d’acqua, che tanto hanno contraddistinto la morfologia di Rimini, qui appare sempre meno leggibile, a tratti solo un ricordo.
In questo luogo sorgeva, fino al 2001, l’area della Fiera di Rimini. Oggi, a seguito della sua dismissione, è, invece, in via di ultimazione un grande progetto urbano che prevede la costruzione del nuovo Palacongressi della città (il più grande d’Europa) e di un Auditorium per la Musica: due enormi “oggetti”, assolutamente autoreferenziali, che, proprio per questo carattere, non tentano di costruire una relazione con il luogo e, tanto meno, con il resto della città.
La proposta elaborata, si confronta con il tema del centro congressi, e, assumendo l’area, le funzioni e le quantità previste dei progetti in fase di realizzazione, si pone l’obiettivo di verificare una soluzione alternativa, capace di sovvertire la regola dell’autoreferenzialità, a favore di un sistema in cui le relazioni con la città, intesa in senso generale (allineamenti e carattere collettivo del progetto), diventino principio compositivo delle parti, in grado di orientare, grazie alla loro evidenza, gli assetti futuri.
Il luogo, in quest’ottica, è stato inteso come un grande vuoto, capace, una volta risolto nella sua definizione architettonica, di svolgere un ruolo preciso all’interno della città, cioè quello proprio a uno spazio collettivo. Un simile capovolgimento di concezione ha reso possibile fare del grande vuoto, un vuoto costruito, e il centro del progetto, portando in secondo piano i singoli edifici – grandi aule, più o meno complesse a seconda delle funzioni specifiche che in esse si andavano a collocare.
L’analogia è con la costruzione del foro o della strada porticata romana: uno spazio definito nella misura e nella forma, reso unitario dall’elemento del portico, capace di connettere e unificare edifici con forme e tipologie molto diverse le une dalle altre.
In questo una grande strada porticata assume il carattere di piazza, luogo di rappresentazione della città, e, allo stesso tempo, sistema di collegamento fra punti diversi: il limite della città storica che si connette con la campagna e che identifica, in questo luogo, il punto di arrivo del parco lineare che corre fra l’entro terra e il mare, riconfermando, con il recupero del laghetto della cava, la presenza importante, dell’acqua. I lunghi portici che costruiscono il fronte unitario della nuova piazza diventano anche elemento di distribuzione delle diverse aule di riunione attestate sul suo retro. L’atrio freddo di ingresso ad ognuna di esse si configura quale elemento rappresentativo del loro carattere collettivo.
Oltre ai diversi auditorium, spazi conferenze (diversificati per misure secondo il programma in via di realizzazione) una serie di servizi collettivi permette ai cittadini di utilizzare costantemente questa nuova piazza della città.
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…continua alle pagine 2, 3 e 4 (clicca sotto)
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