tabula rasa

[omissis] | davide tommaso ferrando

La tabula rasa rende impossibile l’Architettura.

Alla metà degli anni Sessanta, il lato oscuro del rinnovamento urbano è […] ben noto. L’urbanistica prebellica degli eroi della modernità, fondata sulla tabula rasa, era stata screditata. La guerra aveva raso al suolo intere città, che erano state ricostruite da zero con risultati di vario genere: erano «prive di anima». […]

«Niente è meno urbano, niente produce meno mescolanza cosmopolita del rinnovamento totale, il quale rimuove, distrugge e rimpiazza, seguendo proprio questo ordine meccanicistico»1 scrive Fuhumiko Maki nel 1964 in Investigations in Collective Form, un piccolo ma influente libro che rappresenta una precoce voce asiatica in un dibattito fino ad allora pressoché esclusivamente occidentale.

Ma a Singapore è come se la diagnosi di Maki fosse presa come uno slogan, diventa il progetto esecutivo della nuova repubblica, il suo programma distopico: rimuovere, distruggere, rimpiazzare. […]

Singapore diventa un banco di prova della tabula rasa. […] Ma la vera implicazione […] è che, dal momento in cui l’isola è considerata trasformabile nella sua interezza, nessuna versione è mai definitiva. Dopo la prima ondata di trasformazioni, ci saranno ulteriori conversioni, nuove distruzioni, una seconda ondata, una terza… […].

Singapore ha ora la tenue qualità di un fermo immagine, un movimento arrestato che può essere riavviato in ogni momento, verso un’ulteriore configurazione; è una città che si trasforma continuamente nel suo stato successivo.

La maledizione della tabula rasa è che, una volta applicata, dimostra che non solo sono sacrificabili le precedenti occupazioni, ma anche quelle future sono provvisorie – in fin dei conti temporanee. Questo rende la rivendicazione del definitivo – l’illusione su cui si è fondata anche la più mediocre architettura – impossibile. Rende impossibile l’Architettura.

[1] Fumihiko Maki, Investigations in Collective Form, Washington University School of Architecture, St. Louis, 1964, p. 34.

REM KOOLHAAS, Singapore Songlines. Ritratto di una metropoli Potemkin… o trent’anni di tabula rasa, Quodlibet, Macerata, 2010.

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

italian-theories

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr