Problema 1: i risultati dei molti workshop e del lungo processo del progetto Torino Geodesign, indeterminati fino all’ultimo momento.
Problema 2: gli spazi controversi e fortemente caratterizzati dell’ allora “Palafuksas”, ancora in cantiere e accessibile solo al piano terra.
Come pensare un allestimento specifico per uno spazio difficile e inflessibile, mantenendo la neutralità e variabilità necessarie per una mostra eterogenea e imprevedibile come questa curata da Stefano Boeri? Per fare tutto ci vuole un tavolo.
Un’unica superficie orizzontale, in mdf, a 65 cm da terra, è il paesaggio neutro su cui stanno gli oggetti da esporre. Esso attraversa tutto il piano terra, diventando anche il riferimento che “ordina” le geometrie frammentate di un edificio nato per altre funzioni, e inglobando i numerosi pilastri e le molte strutture di collegamento ancora inutilizzabili (scale mobili, ascensori, rampe), evitando così ogni genere di barriere temporanee.
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