percorso

[omissis] | davide tommaso ferrando

Il percorso ascensionale si empancipa dal resto dell’edificio, convertendosi così nel suo spazio principale.

Il concetto fondamentale che organizza il cubo dell’Ambasciata dei Paesi Bassi a Berlino, 1997-2003, è quello che Koolhaas chiama “la traiettoria”, un percorso che si può considerare come una continuazione dello spazio esteriore di accesso e che, attraversando con un movimento serpentino il volume dell’edificio, termina in una caffetteria situata all’ultimo piano. Il percorso, nel suo sviluppo verticale (dieci piani più la terrazza panoramica), si aggancia ad una serie di ambienti dal carattere più o meno rappresentativo o pubblico. Il resto del programma (gli uffici e residenze) si “incastra” negli spazi interstiziali contenuti tra il percorso ascendente e la superficie perimetrale del cubo.

L’edificio, pur declinandoli significativamente, stringe forti legami sia con il Raumplan loosiano sia con la promenade architecturale lecorbuseriana. In entrambi gli esempi infatti, seppur in modo differente, il percorso ascensionale è vincolato all’esperienza spaziale degli ambiti principali dell’edificio. Nell’introverso e frammentato Raumplan, le scale disegnano un percorso perimetrale rispetto agli ambienti abitativi sui quali si affacciano, facendo in modo che dai rispettivi pianerottoli sia così possibile accedere ai diversi piani. Nelle estroverse ville di Le Corbusier gli ambienti sono letteralmente attraversati dalle scale e dalle rampe, che si contrappongono dialetticamente all’orizzontalità dei solai. Nel caso dell’Ambasciata dei Paesi Bassi, invece, il percorso ascensionale si empancipa dal resto dell’edificio, convertendosi così nel suo spazio principale: uno spazio incanalato al quale tutti gli ambienti funzionali vengono subordinati, invertendo così la famosa distinzione kanhiana: «tutto il programma si sottomette alla promenade, trasformando lo spazio servito in servente e vice versa»1. La promenade koolhaasiana, un condotto continuo, contorto e irregolare di altezza e larghezza variabili, si sviluppa in parte all’interno dell’argentino volume miesiano de

ll’ambasciata, rivelandosi all’esterno nei tratti in cui ne tange la facciata, ed in parte al di fuori di esso, superandolo a sbalzo. L’utilizzo di un unico materiale – l’alluminio – in tutte le superfici (orizzontali e verticali) della traiettoria, le conferisce letteralmente l’aspetto di un condotto dedicato alla canalizzazione dei flussi di percorso all’interno dell’edificio.

Lo sviluppo del percorso ascensionale stabilisce, in primo luogo, una discontinuità rispetto alla maggior parte degli spazi interni dell’edificio: non si apre infatti verso di essi – a eccezione di alcune aperture velate da pannelli di vetro colorato o traslucido, che producono un misterioso gioco di trasparenze parziali, accenti cromatici e riflessi – ma si offre ampiamente al paesaggio urbano circostante, incorniciandone le viste più pregievoli con le proprie superfici vetrate e, soprattutto, attraverso la grande breccia aperta in uno dei due lati della “L” che avvolge l’edificio principale [inquadrando simbolicamente la punta della non lontana torre di Alexander Platz].

La traiettoria dell’Embasciata di Berlino […]  fornisce – grazie alla propria complessità formale, al suo vagamente inquietante “autismo” rispetto agli altri spazi dell’edificio, ed al suo dialogo a distanza con le emergenze del paesaggio urbano – una esperienza spaziale stimolante, negata solamente dallo scarso interesse del suo ultimo ambiente – la caffetteria situata all’ultimo piano – che non evita però che il risultato sia, nel suo complesso, estremamente attrattivo.

1 Dalla descrizione del progetto di Rem Koolhaas.

Juan Antonio Cortés, Delirio y Mas. II. Estrategia frente a Arquitectura, in «El Croquis», n. 131-132, 2006, pp. 54-56.

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