ITALIAN THEORIES

attività | zeroundicipiù

Web_Italian Theories

italian theories
Convegno sulla ricerca architettonica

Date il 04.10 e il 05.10
Luogo Centro di Cultura Contemporanea di Torino (ex Birrificio Metzger), via Bogetto 4/G
Orario dalle 10:00 alle 18:30
Keynote Speakers Bart Lootsma | Innsbruck University; Wouter Vanstiphout | Crimson Architectural Historians
Speakers Andrea Zanderigo | baukuh; Beniamino Servino; Carmelo Baglivo | IaN+; Giacomo Borella | Studio Albori; Marco Navarra | NOWA; Pier Vittorio Aureli | Dogma; Simone Sfriso | TAMassociati; Stefano Pujatti | ELASTICOSPA
Discussants Giovanni Corbellini | Università degli Studi di Trieste; Lucia Tozzi; Pietro Valle | Valle Architetti Associati; Valerio Paolo Mosco | IUAV
Modera Davide Tommaso Ferrando
Costo 25 euro (1 sessione); 50 euro (2 sessioni); studenti 5 euro
Partecipanti min 150 paganti a sessione
Iscrizioni tramite modulo online entro il 01.10
Destinatari studenti, architetti, non addetti ai lavori
CFP 6 (1 sessione); 12 (2 sessioni) tbc*

Evento parte della OII+ ARCHITECTURE WEEK
Scarica la brochure in pdf

Descrizione
Il convegno Italian Theories, organizzato in due sessioni indipendenti della durata di un giorno ciascuna, ruoterà attorno a due temi principali, definiti dalla contrapposizione di altrettante parole chiave: Città vs Paesaggio (1a sessione) e Ideale vs Reale (2a sessione). Tali temi serviranno da spunto per i relatori invitati, cui sarà chiesto di presentare la propria ricerca architettonica, con l’obiettivo di far emergere le teorie che ne fondano i rispettivi metodi progettuali. Durante ciascuna sessione si succederanno un keynote speech, quattro conferenze e una tavola rotonda finale, che offrirà un’ulteriore occasione di approfondimento e confronto tra gli invitati e il pubblico.

Obiettivi
Obiettivo di questa iniziativa è esplicitare le diverse teorie che stanno alla base del metodo progettuale di alcuni degli architetti italiani più rilevanti degli ultimi anni. Gli invitati avranno il compito di produrre riflessioni volte a dimostrare il ruolo e l’importanza della teoria e della ricerca in campo architettonico, sia attraverso speculazioni generali sul loro modo di intendere l’architettura, sia attraverso l’analisi di progetti specifici.

INTRODUZIONE:

Ogni volta che il termine “italiano” fa capolino nel titolo di una mostra, di una rivista o di un libro di architettura, ci si sente un po’ costretti a sollevare una nota serie di questioni sulla specificità (culturale, economica, storica, patrimoniale, politica, burocratica, universitaria, etc.) del nostro Paese, non di rado con l’ambizioso obiettivo di costruire un discorso sintetico capace di svelare, seppur temporaneamente, una qualche caratteristica della nostra identità.

Lo ha fatto da poco Cino Zucchi, secondo cui la “modernità anomala” dell’architettura italiana è rappresentata “dalla grande capacità di interpretare e incorporare gli stati precedenti attraverso metamorfosi continue” (Padiglione Italia 2014 Innesti/Grafting). Lo ha fatto poco prima di lui Fulvio Irace, sottolineando come una delle caratteristiche dell’architettura italiana attuale sia “il riferimento alle radici storiche del territorio fisico, sociale e politico del Paese” (Italia construye, in “Arquitectura Viva” 160, 2014). Lo hanno fatto ancor prima Marco Biraghi e Silvia Micheli, secondo cui è tipicamente italiano un “approccio problematico al progetto […] che, introiettando tutte le difficoltà e le contrarietà incontrate […], finisce per tramutarle in risorse, in occasioni propizie” (Storia dell’Architettura Italiana 1985-2015, 2013). Una posizione simile a quella sostenuta circa un anno prima da Nina Bassoli e Valentina Di Francesco, che ci ricordano come gli italiani siano “da sempre abituati a districarsi tra limitazioni e difficoltà e a inventare soluzioni articolate per aggirare gli evidenti ostacoli che popolano il nostro Paese” (Il paradosso dell’Italian Theory, in “Lotus” 151, 2012). Difficile non chiedersi, tuttavia, quale sia il senso di questo tipo di operazioni, una volta considerato che sotto gli effetti della globalizzazione le identità hanno ormai abbandonato l’ottocentesca scala nazionale, ricostruendosi autonomamente come fitte reti internazionali di riferimenti condivisi.

Più utili di simili sforzi di sintesi, inevitabilmente parziali e a volte discutibili, sembrano dunque essere quei discorsi che non mirano a fornire una chiave di lettura esaustiva dei fenomeni osservati all’interno di un territorio specifico, ma piuttosto a constatare – anche criticamente – la complessità e diversità dei processi in atto. Nel catalogo del Padiglione Italia da lui curato, Luca Molinari scrive che “Non registriamo ad oggi l’emergere di una tendenza dominante o di un attore centrale nella cultura architettonica del nostro Paese, quanto, sempre di più, un frammentarsi debole delle esperienze e dei singoli risultati” (Appunti per una storia italiana 1990-2010, in AILATI, Riflessi dal futuro, 2010). Mentre nella già citata Storia dell’Architettura Italiana 1985-2015 si legge, similmente, che “questione tipicamente italiana […] è lo spiccato individualismo […] specchio di una ipersensibilità per le differenze che si dimostra assai più preoccupata di rimarcarle di quanto non lo sia di comprenderle o di rispettarle; più ansiosa di rivendicare distanze piuttosto che di cercare punti di convergenza”.

Si è scritto “utili” perché a partire da simili narrazioni, finalmente liberati dalla necessità di mettere in relazione fenomeni molto diversi tra loro e spesso non comunicanti, possiamo cominciare a osservare le realtà italiane in assenza di filtri culturali (eccezion fatta per i nostri, ovviamente), e dunque studiarne le rispettive logiche senza doverle ricondurre, in un modo o nell’altro, a un qualche tipo di identità nazionale. L’assunzione di un simile punto di vista, cinicamente svincolato dalle grandi narrazioni, è in grado di dare il via a una piccola rivoluzione copernicana, dato che la già rilevata condizione di frammentazione e individualismo, una volta assunta come dato non problematico ma semplicemente “reale”, può essere reinterpretata nell’ottica di una ben più promettente biodiversità, a partire dalla quale appare possibile costruire nuovi e più fertili discorsi sugli stati attuali dell’architettura italiana.

Anche per studiare la biodiversità, tuttavia, è necessario adottare una chiave di lettura, e la teoria è quella che abbiamo scelto per organizzare questo convegno. Scriveva Livio Vacchini che “il fare si produce a contatto con due elementi: il credo, ossia il dogma inamovibile, e la teoria, ossia la regola, il calcolo”, e che “senza la regola, senza la teoria, la mente è incapace di costruire, di reagire in modo diverso nelle diverse situazioni, di approfittare del caso e di metterlo al proprio servizio” (Capolavori: 12 architetture fondamentali di tutti i tempi, 2007). Dopo circa un ventennio di spericolate applicazioni di concetti filosofici al campo dell’architettura (basti pensare all’abuso di termini quali “decostruzione”, “piega” ed “entropia”), seguiti da altrettanti decenni di cinico pragmatismo post-critico, ci siamo abituati a diffidare della teoria come di un astratto orpello ornamentale costruito ex-post per giustificare un progetto o un intero percorso professionale, dimenticando che le teorie sono, sostanzialmente, strumenti di organizzazione della realtà.

Può essere utile, a questo punto, recuperare il concetto di “paradigma”, che nell’accezione introdotta da Thomas Kuhn indica l’insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate universalmente. Secondo l’epistemologia del filosofo statunitense, la storia della scienza si caratterizza per la coesistenza di paradigmi inconciliabili e in continua competizione, all’interno dei quali emergono e si sviluppano teorie e ricerche la cui validità non è verificabile se non all’interno dei rispettivi paradigmi di riferimento. In periodi di “scienza normale”, scrive Kuhn, gli scienziati tendono a lavorare all’interno di un paradigma dominante senza metterlo in discussione; quando quest’ultimo entra finalmente in crisi, affiorano in superficie paradigmi alternativi e indipendenti, tra i quali la comunità scientifica dovrà scegliere il nuovo paradigma dominante.

In maniera del tutto simile, si può affermare che le teorie architettoniche nascano e si sviluppino all’interno di paradigmi autonomi in continua competizione tra loro, e che la coesistenza di una molteplicità di questi, in un dato momento storico e all’interno di un dato sistema territoriale, non indichi una loro intrinseca debolezza, bensì il manifestarsi di quel sano momento di krisis in cui un certo numero di architetti, insoddisfatti del paradigma dominante, si adoperano per ridefinire, attraverso i propri progetti e i propri scritti, le basi stesse della disciplina. È possibile che sia precisamente questo ciò che sta succedendo, da poco più di un decennio, all’architettura italiana.

È dunque a partire da tali considerazioni che l’associazione Zeroundicipiù ha deciso di organizzare il convegno Italian Theories, invitando otto tra gli architetti italiani più rilevanti degli ultimi anni a presentare i rispettivi percorsi di ricerca, con l’obiettivo di renderne manifeste le teorie e i paradigmi cui queste fanno riferimento, di far collidere tale massa critica di discorsi, e di gettare così le basi per loro ulteriori sviluppi.

ATTESTATO E CREDITI:

Al termine di ogni sessione giornaliera, verrà consegnato ai partecipanti un attestato di frequenza valido 6 crediti CFP*. I partecipanti a entrambe le sessioni del convegno otterranno un certificato di frequenza unico, valido 12 crediti CFP*.

ISCRIZIONE E COSTI:

Italian Theories è aperto a studenti, architetti e non addetti ai lavori. Per iscriversi è necessario compilare il modulo di iscrizione online al seguente link.

La segreteria organizzativa invierà una mail di conferma dell’avvenuta ricezione della domanda d’iscrizione in tutte le sue parti. La deadline per l’iscrizione a Italian Theories è fissata per mercoledì 1 ottobre 2014.

Le modalità d’iscrizione possibili sono le seguenti:

a) Studenti universitari: 5 € per entrambe le sessioni
b) Tutti gli altri: 25 € a sessione

Il pagamento potrà essere effettuato via PayPal o tramite bonifico bancario a:
Associazione Zeroundicipiù
Nome banca: Banco di Desio e della Brianza
Filiale: Torino 314 – Matteotti
Iban: IT 38 B 03440 01000000000446200
Causale: Nome Cognome, Convegno Italian Theories

ATTENZIONE: il convegno verrà attivato solo se si raggiungerà un numero minimo di iscritti pari a 150 partecipanti – studenti esclusi – per sessione.  Nel caso in cui tale numero non fosse raggiunto entro la data prestabilita (mercoledì 1 ottobre), il comitato scientifico valuterà se annullare il convegno. In caso di annullamento, tutte le quote già versate verranno restituite via bonifico bancario. In caso di rinuncia a partecipare, la quotà di iscrizione non sarà rimborsata.

* I Crediti Formativi Professionali sopra indicati sono in fase di approvazione da parte del CNAPPC (richiesta inviata il 21.01.2014). Al termine dell’attività verrà dunque rilasciato un attestato di frequenza che, se la situazione non si sarà ancora sbloccata, potrà essere utilizzato solo quando – e solo se – questi saranno stati approvati.

CALENDARIO E SEDE:

Il convegno si terrà a Torino sabato 4 e domenica 5 ottobre 2014. Tutte le attività si svolgeranno presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in via Modane 16.

Sabato 4/10
Città vs Paesaggio

10:00-10:15 Davide Tommaso Ferrando: introduzione
10:15-11:00 Wouter Vanstiphout | Crimson Architectural Historians: keynote speech

11:00-11:30 PAUSA CAFFÈ

11:30-12:30 Marco Navarra | NOWA: conferenza
12:30-13:30 Carmelo Baglivo | IaN+: conferenza

13:30-15:00 PAUSA PRANZO

15:00-16:00 Stefano Pujatti | ElasticoSPA: conferenza
16:00-17:00 Pier Vittorio Aureli | DOGMA: conferenza

17:00-17:30 PAUSA CAFFÈ

17:30-18:30 Tavola rotonda finale

Domenica 5/10
Ideale vs Reale

10:00-10:15 Davide Tommaso Ferrando: introduzione
10:15-11:00 Bart Lootsma | Innsbruck University: keynote speech

11:00-11:30 PAUSA CAFFÈ

11:30-12:30 Giacomo Borella | Studio Albori: conferenza
12:30-13:30 Andrea Zanderigo | baukuh: conferenza

13:30-15:00 PAUSA PRANZO

15:00-16:00 Simone Sfriso | tamassociati: conferenza
16:00-17:00 Beniamino Servino: conferenza

17:00-17:30 PAUSA CAFFÈ

17:30-18:30 Tavola rotonda finale

19:00-21:00 Aperitivo di chiusura

CREDITS:

Curatore
Davide Tommaso Ferrando

Comitato scientifico
Alessandro Cimenti
Davide Tommaso Ferrando
Stefano Pujatti
Walter Nicolino

Segreteria organizzativa
Marta della Giustina

Collaboratori
Giovanni Benedetti
Simone Gadaleta

Con il Patrocinio di
Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino
Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatoridella Provincia di Torino
Regione Piemonte

Sponsors
iGuzzini

Media Partners
Il Giornale dell’Architettura
Amor Vacui

Ufficio Stampa
Comunicarch

INFO E CONTATTI:

Scarica la brochure in pdf del convegno Italian Theories
Scrivici a: associazione@zeroundicipiu.it

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr


Una risposta a “ITALIAN THEORIES”

  1. […] sottoutilizzate che circondano la Mole Antonelliana, e un convegno della durata di due giorni – Italian Theories – durante il quale alcuni degli architetti italiani più rilevanti degli ultimi anni […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

italian-theories

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr