massa critica | davide tommaso ferrando
Con un numero di idoneità decisamente inferiore alla media (20% contro il 50% per le altre discipline), l’esito della prima Abilitazione Scientifica Nazionale per il settore della progettazione architettonica ha decretato la temporanea impossibilità di accedere a una cattedra da professore associato per architetti e studiosi che, a parere di chi scrive, meriterebbero di essere presi in considerazione dalla nostra Accademia. Con questo e successivi post, intendo investigare le ragioni della non abilitazione di un certo numero di candidati, da me scelti in maniera del tutto indipendente, riportando dal sito del Ministero (e mettendo a confronto) i rispettivi curricula e i giudizi espressi su di essi dalla commissione. Obiettivo di questo piccolo progetto editoriale sarà giungere a comprendere, per esclusione, quale sia oggi il “tipo ideale” di professore di progettazione secondo l’università (pubblica) italiana. Per poi metterlo – perché no? – in discussione.
Davide Tommaso Ferrando
Fascia: II
Età: 36
PhD: Politecnico di Torino
Pubblicazioni: 29
Studio professionale: ASA
Docenza: Cornell University, Syracyse University, Kigali Institute of Science and Technology
Curriculum Vitae
Giudizi individuali:
CAMPAGNOLA Riccardo
Età accademica 12. “Architetto e Docente Universitario” e “Senior Lecturer in architecture” in Rwanda. “E’ stato uno dei primi laureati dell’Accademia di Architettura, Mendrisio (2002)”. Dottorato 2009. Si impegna in attività di docenza e professionali in Africa “per concentrare le sue ricerche sulle implicazioni che possono essere desunte da una lettura non convenzionale della città africana e dalla pratica dell’architettura nei contesti urbani e territoriali non occidentali.” Altre attività internazionali presso la Cornell e la Syracuse (USA). Nonostante questo intenso impegno internazionale le pubblicazioni presentate non presentano il carattere di ricerca auspicato. I temi affrontati possono anche essere ritenuti originali o apprezzabili ma non definiscono fino in fondo una buona profondità scientifica. Profilo di studioso appassionato e impegnato ma ancora lontano dal profilo del candidato abilitabile. Abilitazione: no.
CIORRA Giuseppe
Il candidato presenta un cv molto orientato alla presenza intenìrnazionale, sia nell’attività didattica a contratto che in quella professionale. Le pubblicazioni presentate non delineano però il profilo di uno studioso. perlaltro manca completamente uno studio monografico personale (o anche una curatela) che aiuti a comprendere le sue potenzialità di studioso. direi da NON abilitare.
GAMBARDELLA Cherubino
Dottorato nel 2009 in Architettura e progettazione edilizia presso il Politecnico di Torino, il candidato che presenta una notevole attività critico divulgativa, buone le premesse di ricerca e l’attività concorsuale con riconoscimenti manca però un libro personale e veramente originale . Non abilitato
ORTELLI Luca
Nato nel 1976. Dottorato: 2009 in Architettura e progettazione edilizia presso il Politecnico di Torino. Ad eccezione degli scritti su topografia e “attacco al suolo” e “I paradossi del Castello” (redatto però a quattro mani), le pubblicazioni allegate sono piuttosto scarne. Un solo indicatore supera le mediane di riferimento. Vasta esperienza didattica all’estero dapprima come assistente, poi come Visiting Critic a Cornell e Syracuse. Recentemente Senior Lecturer presso Faculty of Architecture, Kigali, Rwanda. Nessuna esperienza di ricerca strutturata. Attività professionale con riconoscimenti. Fondatore di asa studio a Kigali, Ruanda e di lat45N architects, Bordeaux, Francia. Nel complesso, profilo in crescita ma non ancora maturo per l’abilitazione.
Nota: C (abilitazione negata)
TODARO Benedetto
Il candidato, “tra i primi laureati dell’Accademia di Mendrisio” come specifica nel curriculum, a dispetto di una dichiarata internazionalità di formazione, di esperienze didattico-progettuali e di interessi (vedi impegno tematico sul Ruanda) nelle pubblicazioni, brevi, occasionali, non convergenti verso alcun tema prioritario, non presenta alcun contributo di ricerca, di analisi o anche semplicemente di proposta progettuale. Alcune intuizioni (vedi quella sull’importanza del sedime pre-costruzione) non sono sviluppate come il tema suggerisce e richiederebbe. Non abilitato
Abilitato: No
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è dov’è il problema? se il candidato non ha prodotto pubblicazioni rilevanti per cosa doveva essere abilitato?
visiting critic significa essere invitato a giudicare risultati delle attività didattiche altrui non è certo un gran titolo. certamente coraggiosa la scelta di andare in Rwanda a vivere e lavorare ma questo, dal punto di vista disciplinare, cosa significa? basta
Davide-
ti ringrazio per l’attenzione, ne sono lusingato, davvero. purtroppo non credo che sia questa la maniera di esprimere un legittimo dissenso verso i risultati della valutazione.
a presto
tomà berlanda
Scusa Biagio Innocenti ma chi sei tu per dare un giudizio? O si entra nel merito dei parametri usati per giudicare i candidati(che credo meritino una riflessione) e su quelli si costruisce una critica o il tuo commento lo trovo gratuito e non professionale, se non addirittura offensivo: “visiting critic significa essere invitato a giudicare risultati delle attività didattiche altrui non è certo un gran titolo”. Io penserei bene a cosa significa prima di scrivere una simile affermazione.
Ritengo inoltre che questo tipo di operazione mediatica non sia corretta. Non credo che l’attività professionale o accademica di ognuno debba essere una merce da commentare nel mercato virtuale di internet. Questo crea meccanismi virtuosi sotto il profilo della strategia legata alla visibilità del proprio sito(e di conseguenza di chi ci scrive, infatti il signor Biagio Innocenti che ho cercato su google per capire se era un emerito professore è ormai associato al nome di Tomà Berlanda che dovrà ringraziare per averlo fatto ascendere all’olimpo delle indicizzazioni di google), peccato che sottenda davvero una scarsa sensibilità umana. Consiglio a tutti questa lettura http://www.internazionale.it/opinioni/claudio-giunta/2014/02/10/lho-sempre-detto-che-quello-non-valeva-niente/
Federica,
mi stupisce e mi dispiace che tu possa pensare che dietro a questo microprogetto editoriale ci siano strategie per far aumentare il numero dei click su 011+.
L’obiettivo della serie, come specificato nell’introduzione del post, è ragionare sulle cause della non abilitazione di un certo numero di candidati che, a parer mio, hanno già le carte in regola per concorrere a una cattedra da professore associato. Tra l’altro, tutto il materiale pubblicato è già pubblico (scusa la ripetizione), io non sto facendo altro che selezionare alcuni casi-studio che mi interessano e riportarli qui. Con Tomà ho peccato di leggerezza, perché ho pubblicato la sua scheda senza chiedergli prima che ne pensasse (ma ci siamo già chiariti). Adesso, anche se è tutto di dominio pubblico e dunque, come mi scriveva Pietro Valle ieri, non c’è ragione per cui le schede non dovrebbero poter essere ripubblicate altrove, prima di pubblicarle ne parlo con i diretti interessati (i candidati, ovviamente).
Riguardo a Biagio Innocenti, gli ho già chiesto chiarimenti in merito al suo commento, ma non mi ha ancora risposto… Ma poi, scusa, chi se ne frega se Biagio Innocenti è asceso all’olimpo delle indicizzazioni di google (tanto per farti capire qual’è il mio rapporto con le strategie di visibilità)?
Riguardo all’articolo su Internazionale che hai linkato, l’avevo già letto, ma non sono assolutamente d’accordo. Se una cosa è pubblica è pubblica, e chiunque voglia replicare a giudizi negativi espressi su di lui, oggi lo puo fare velocemente e gratis, proprio per mezzo di piattaforme web come questa (e mi sembra già una bella cosa). Se poi i giudizi sono esatti e dimostrabili, non vedo che problema ci sia nel pubblicarli, al di là del fatto che quella degli architetti è una categoria nota per essere poco propensa a fare e ricevere critiche (e questo è un bel problema). Infine, cosa per me molto importante, mi pare che la pubblicazione su internet delle schede di valutazione sia un bel sistema per richiedere maggior rigore (a partire dal prossimo ciclo di abilitazioni nazionali, inevitabilmente) ai commissari nel momento della loro stesura. Insomma, Claudio Giunta non mi convince per niente :)
Caro Davide, non sono d’accordo.
Innanzi tutto se si vuole pubblicare una qualsiasi cosa di qualcuno lo si deve chiedere. Ma su questo punto, mi sembra, tu abbia risposto. Quindi presumo che tutti quelli che hai pubblicato dopo siano stati d’accordo.
In fondo se posti una mia foto su FB devi chiedermelo, a maggior ragione se divulghi un mio giudizio, che per quanto pubblico (e su questo comunque avrei da discutere) amplifica ciò che magari a me non va che sia amplificato.
Poi c’è un altro aspetto che del mezzo internet mi fa riflettere: il concetto di pubblico, che qui ha sfumature differenti e a mio parere viene distorto.
Non sono così sicura che i giudizi (non i voti o il risultato) dovessero essere pubblici. In ogni concorso pubblico che mi è capitato di fare si vedeva abilitato/ammesso. Per avere il giudizio ho fatto una semplicissima richiesta di accesso agli atti via mail.
Dico questo perché il tema del giudizio è molto delicato e lo è ancora di più qui, sul web. Poi ti do ragione che se i giudizi fossero stati dati in modo più confrontabile, secondo delle regole precise non saremmo incorsi in valutazioni che mi sembra vadano più sul personale che sul professionale!
Per cui io posso anche credere che il tuo fine sia quello di mettere a nudo una situazione universitaria molto discutibile (e mi trovi concorde) ma immagina che, per farlo, io vada al mercato o in piazza con i risultati appesi all’università e permettessi a tutti di commentare.
Questo avverrebbe nel reale.
Secondo me tutti lo troverebbero, se non scorretto, quantomeno di cattivo gusto.
Non è che se avviene virtualmente allora è più educato.
Sul sito del Miur non puoi commentare, invece con questa operazione dai la possibilità a chiunque di esprimere la propria opinione, ma questa non è secondo me trasparenza e democrazia.
Il problema di come si usa il mezzo (e su questo davvero bisognerebbe fare un dibattito a partire dalle istituzioni), in questo caso Internet, non è secondario.
La possibilità di lasciar dire a tutti la propria opinione non è un processo innocuo sul web, perché chiunque (con titolo a farlo o meno) si arroga il diritto di essere educato, maleducato, competente ecc…ed ha la possibilità d dirlo ad un’ampia vetrina di spettatori.
L’opinione che si forma dipende non più dall’autorevolezza di chi scrive, ma da quanti (indipendentemente da chi siano) scrivono una certa cosa.
Inoltre noto che la maleducazione diffusa (e il post sopra lo denuncia, ma basta fare un giro su FB) la poca proprietà di linguaggio, unita ai meccanismi pettegoli e a una presunta trasparenza e democraticità di questi processi, non è giusta su persone che magari hanno investito molto. Un concorso è comunque anche un fatto personale, tocca la vita di ognuno, non nello strato superficiale, ma in quello profondo. Non so lo trovo umanamente poco sensibile. E poi …al mercato verba volant, ma su internet scripta manent!!
Federica, la moderazione dei commenti è uno strumento più che sufficiente per mantenere la conversazione a un certo livello ed evitare l’effetto “mercato”, come scrivi tu. In questo caso, al di là di una certa durezza dei toni, non mi pare ci fossero gli estremi per censurare il commento di Innocenti (non ha insultato nessuno). Dunque non capisco dove stia, qui, il cattivo gusto.
Riguardo al problema che su internet tutti possono esprimere la propria opinione, ho l’impressione che ti sfugga la sfumatura più importante. Prima (nel mondo senza blog, facebook e twitter) il semplice fatto di esser pubblicati poteva conferire una certa autorevolezza. Oggi, l’autorevolezza uno deve costruirsela da solo per mezzo delle idee che comunica. Il fatto che sul sito del Sole 24 Ore si trovi scritto che Dante Benini sta costruendo l'”opera d’arte abitabile più grande del mondo” non significa che le cose stiano veramente così: quella è una comunicazione commerciale, finalizzata a far fare bella figura all’architetto e a generare un desiderio verso degli edifici che sta realizzando e che dovranno essere venduti una volta completati. Tutti i media sono infestati da questo tipo di comunicazione truffaldina. Se la sto prendendo alla lontana è per suggerire che, oggi più che mai, i lettori sono chiamati a sviluppare tutti gli anticorpi necessari per riconoscere quali, tra le migliaia di messaggi che li circondano, sono attendibili e quali no. In altre parole, il lettore online deve essere estremamente critico, se non vuole perdersi in una giungla di consigli per gli acquisti, attacchi personali e piagnistei. Lo sfogo di Innocenti, in questo senso, non vale più di un borbottio a denti stretti, e dubito che una persona intelligente come Tomà gli possa dare alcun tipo di importanza.
L’autorevolezza tutti se la sono costruiti da soli. Con metodi più o meno condivisibili. È il tempo che mette tutto a posto e darà credito a chi veramente vale. Credo che in questo momento però non si rifletta abbastanza sul mezzo – internet – dove sembra che valga tutto e c’è una necessità altissima di capire invece dove si è, capire che reale e virtuale non sono uguali e spesso essere in un ambito o nell’alyro cambia radicalmente i contenuti delle cose. Io non mi devo abituare alla giungla e soprattutto non voglio. La mia non è una difesa a Tomà ma una riflessione più ampia. Forse è un discorso complesso e lungo ed esula dalla materia strettamente legata all’architettura. Quindi mi fermo qui.