ESTIA, la stanza del focolare, è il progetto pilota del format UPDATE con cui sa.und.sa propone interventi di rigenerazione urbana low cost, realizzato nell’ambito di un workshop durato sette giorni (3 > 10 maggio 2013), che ha portato diciotto studenti della facoltà di Architettura Federico II di Napoli a confrontarsi con il recupero e la rifunzionalizzazione di un rudere nell’antico centro cittadino di Senerchia (AV).
Attività di team building, analisi sociologiche, progettazione estemporanea partecipata e autocostruzione si sono felicemente sistematizzate per configurare uno spazio relazionale laddove il paesino era stato più duramente colpito dal violento terremoto del 1980.
Attraverso la riconfigurazione dell’unica parete crollata, ora permeabile alla luce e al calore, ESTIA ha assunto anche la funzione di lanterna; è l’unico punto nel centro abbandonato da cui di notte, quando qualcuno è riunito intorno al fuoco, palpita la luce calda e rassicurante che testimonia l’inizio di una rigenerazione urbana.
Il rapporto che il paesaggio instaura con il luogo dell’intervento meraviglia già dal primo sguardo: le due pareti rocciose naturali, insieme a quella in opus incertum risparmiata dal terremoto e alla parete in legno di nuova costruzione, generano uno spazio introspettivo in cui la luce atmosferica e quella del fuoco producono una sorprendente moltitudine di ombre e bagliori.
Una soglia scura, massiva, divide due zone relazionali differenziate offrendo la possibilità di condividere lo spazio interno o di riunirsi all’esterno dove una panca, che assolve anche la funzione di parapetto, consente di sostare e godere degli scorci del paesaggio circostante.
In alcuni momenti le chiome degli alberi proiettano all’interno dello spazio una luce frastagliata dalle ombre (Giacomo Leopardi, Zibaldone) che, insieme allo scorrere del vicino ruscello, trasmette una sensazione di equilibrio e armonia che soltanto nei luoghi abbandonati dall’uomo riesce ad esprimersi pienamente.
Dalla vicina chiesetta di Sant’Antonio, dove solo Michele è in grado di dare voce all’organetto a manovella seicentesco per premiare gli avventori che ha precedentemente persuaso a salire, si scorgono i resti della torre di avvistamento medievale in pietra locale, che sembrano avvicendarsi in una continua lotta e riconciliazione con il promontorio che li ospita. Le architetture del centro antico, o quello che ne resta, sono speroni con cui il suolo si estende in un’orografia ormai naturalizzata, cristallizzata in uno stato di sospensione che oscilla tra l’inquietudine e la certezza che ormai il peggio è passato.
Vi sono poi fattori che vanno al di là di queste suggestioni e radicano nella cultura e nella storia irpina le ragioni di questo lavoro che rappresenta la grande volontà della comunità locale di riorganizzarsi… La costruzione di nuovo tessuto laddove il vecchio è stato smembrato dal terremoto ravviva il mito dell’abitare, dello stare insieme in un luogo riconosciuto.
ESTIA nasce sui resti esistenziali del rudere lasciato dal terremoto ma non è concepito per commemorare, né tantomeno per celebrare l’avvento del disastro; è piuttosto il manifesto dell’accettazione orgogliosa di ciò che è stato perduto e dell’entusiasmo con cui è accolto ciò che il domani prospetta (Lebbeus Woods, Guerra e Architettura).
Video
UPDATE | Senerchia from sa.und.sa on Vimeo.
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