spazio pubblico

[omissis] | davide tommaso ferrando

La rete non ridisegna la natura della costruzione dello spazio urbano.

La crisi dello spazio aperto non solo come progetto di spazio ma sopratutto come spazio pubblico è stata, a partire dagli anni ’70, oggetto di molti studi […] e di molte conclusioni radicalmente negative come quelle che propongono la loro sparizione e totale sostituzione da parte della rete dei flussi immateriali di comunicazione. Eppure il principio della prossimità dell’urbano come interno collettivo, nei luoghi deputati all’incontro grandi e piccoli, dal mercato all’androne, dal caffè alla piazza e alla strada, luoghi deputati o provvisori tra quattro mura (o tre aperte su un paesaggio vasto), frammenti di luoghi o grandi spazi di riunione per la politica o per le feste, oppure semplicemente gli appuntamenti collettivi ancora più segreti della cultura, tutto questo resta un desiderio ineliminabile dei cittadini: anche dei “city users”. […]

Lo spazio pubblico aperto è stato nella storia molte cose diverse: spazio del mercato, oltre che del libero incontro, ma anche luogo della discussione democratica, del consenso e della protesta nei confronti dei poteri e talvolta persino spazio delle rivoluzioni. […]

Anche se il mondo delle reti in quanto tecnologia della comunicazione, pur con tutte le sue malformazioni, sta sempre più cambiando le nostre relazioni intersoggettive e la stessa vita urbana, non sembra esserci alcuna ragione perché la rete, come labirinto anziché come strumento, diventi direttamente matrice del linguaggio architettonico i cui materiali sono molto più complessi nella loro fisicità e muovono nel loro farsi verso obiettivi altri rispetto a quelli puramente comunicativi. La città virtuale si moltiplica, si trasforma, inventa, si estende e si connette fuori dai suoi stessi confini proprio perché esiste una città fisica fatta di regole di lunga durata e di diversità rispetto ad altre citta in cui essa agisce senza che il disegno della seconda sia l’imitazione della prima. La rete non ridisegna la natura della costruzione dello spazio urbano ma quella dello spazio metaforico e strumentale della comunicazione; importantissimo ma diverso. Non esiste necessità deduttiva tra le due nozioni di spazio, né imitativa tra i due linguaggi.

VITTORIO GREGOTTI, Architettura e Postmetropoli, Einaudi, Torino 2012, pp. 85, 87, 118.

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Una risposta a “spazio pubblico”

  1. antonio ha detto:

    bello! probabilmente debitore di saskia sassen…

    purtroppo negli ultimi libri di gregotti non è facile rintracciare questi passaggi di grande lucidità, immersi come sono uno stream of consciousness francamente un po’ confuso.

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