Nuda architettura

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Dalla prefazione di Harry Francis Mallgrave:

Valerio Paolo Mosco la pensa molto diversamente da me. Se avessi avuto un anno di tempo per riflettere su come intitolare un libro, mettiamo pure dieci anni, non penso che mi sarebbe mai venuto in mente di intitolarlo Nuda architettura. Eppure mi è bastata una rapida occhiata alle immagini, ai saggi e a quelle classificazioni proposte come “thin” o “primitive” per dover ammettere che Nuda architettura funziona e funziona piuttosto bene […]. Funziona per la serietà con cui Mosco inquadra il discorso storico, funziona per la ricchezza di talenti dell’architettura contemporanea ospitati. Funziona perché tratta in maniera concisa argomenti efficaci per capire l’architettura contemporanea. […]

È noto che i riti primordiali si svolgevano in architetture dedicate alle divinità lì ospitate, da ciò si può presumere che questi spazi fossero ornati con simboli e motivi decorativi. Gottfried Semper aveva probabilmente ragione quando sosteneva che i vestiti fossero derivati dai tappeti e che i pannelli di alabstro con cui i despoti assiri adornavano le pareti dei loro palazzi fossero disegnati prendendo a modello i tappeti di epoca precedente. L’ornamentazione architettonica non era solo segno di crescita culturale ma era anche espressione di una civiltà emergente che vedendo aumentare le proprie ricchezze aspirava a esibire il proprio potere. Ciò che è certo è che tutte le culture del mondo sono nate quando gli abitanti si sono vestiti e poi è nata la scrittura. Nessun architetto del XIX secolo avrebbe mai potuto concepire la progettazione di un luogo rituale come un teatro o un teatro d’opera lasciandolo spoglio e ciò perchè non sarebbe stato abbastanza rappresentativo e all’altezza del decoro richiesto.

Il modernismo degli inizi del XX secolo, come sappiamo, ha cambiato questo stato di cose per diverse ragioni. Il benessere di una crescente classe media non ha lasciato molto denaro in circolazione e la perdita di ricchezza dovuta alle depressioni economiche e alle guerre mondiali ha ulteriormente acuito il problema. Quella che ne conseguì – la nuova architettura spoglia, fatta di cemento, acciaio e vetro – non era sempre molto gradevole. […] In definitiva i CIAM […] possono essere considerati già finiti alla fine degli anni Cinquanta e i successivi stili, che intendevano risolvere il problema proponendo un nuovo ornamento simbolico […] non hanno fatto altro che cambiare in peggio una situazione già di per sé negativa. […]

Nonostante ciò l’ultimo decennio del secolo scorso ha espresso diverse istanze, alcune positive altre negative. Tra le prime possiamo annoverare i primi accenni del pensiero ambientalista; l’apprezzamento della cultura tettonica e più in generale un uso della forma più semplice e meno intellettualizzato. […] Gli anni Novanta hanno contrassegnato inoltre, come giustamente nota Mosco, l’inizio di un ritorno verso un’architettura più tattile e verso la materialità più spoglia. […]

Noi siamo prevalentemente e atavicamente delle creature sensoriali e, in quanto organismi emotivi, abbiamo bisogno di stimoli ambientali ai quali rispondiamo in maniera immediata – somaticamente e visceralmente – con i nostri corpi. Simuliamo di sollevare i massi del ristorante di Smiljan Radic, ci protendiamo verso i raggi di luce solare nel museo di Nishizawa, celebriamo il suono dei nostri piedi sulle assi di una sala da tè in Portogallo, siamo ricolmi di palpitante calore nell’avvicinarci alla chiesa dei Patkau a Vancouver. Con ciò non sto dicendo che tutta l’architettura debba stimolare ed eccitare effetti sensoriali, direi piuttosto che gli architetti dovrebbero valutare con più attenzione gli elementi fondativi del nostro modo di percepire un ambiente costruito, una modalità che, oserei dire, avviene in modo molto meno concettualizzato di quanto siamo soliti pensare.

Indice

9. Prefazione [Harry Francis Mallgrave]. 13. Nuda architettura [Valerio Paolo Mosco]. 44. Skeletal. 86. Rough. 140. Thin. 176. Lyric. 226. Frugal. 270. Primitive. 310 Nude e Naked [Hans Ibelings]. 313. Bibliografia.

Riferimenti

  • titolo > Nuda architettura
  • autore > Valerio Paolo Mosco
  • editore > Skira
  • pagine > 319
  • anno > 2012
  • prezzo > 34,00 euro

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