[omissis] | davide tommaso ferrando
L’armonia è nelle opere che escono dal laboratorio o dalla fabbrica.
La nostra epoca fissa ogni giorno il suo stile. È là sotto i nostri occhi. Occhi che non vedono.
Occorre dissipare un malinteso! Siamo corrotti dalla confusione dell’arte con la decorazione. Deviazione del sentimento artistico, incorporato con una leggerezza biasimevole in ogni cosa, a favore di teorie e campagne condotte da decoratori che ignorano la loro epoca. L’arte è una cosa austera che ha le sue ore sacre. Ma sono profanate. Frivola, l’arte fa smorfie su un mondo che ha bisogno di organizzazione, di strumenti, di mezzi, che si sforza dolorosamente verso la fondazione di un ordine nuovo. […]
Nel doloroso parto di quest’epoca che nasce, si afferma un bisogno di armonia.
Che gli occhi vedano: questa armonia è là, funzione del lavoro regolato dall’economia e condizionato dalla fatalità della fisica. Questa armonia ha le sue ragioni; non è l’effetto di un capriccio ma di una costruzione logica e coerente in rapporto con il mondo che ci circonda. La natura è presente nella trasposizione ardita delle opere dell’uomo e tanto più rigorosamente quanto più il problema è difficile. Le creazioni della tecnica macchinista sono organismi tendenti alla purezza e soggetti alle stesse regole evolutive degli oggetti della natura che suscitano la nostra ammirazione. L’armonia è nelle opere che escono dal laboratorio o dalla fabbrica. Non è l’Arte, non è la Sistina né l’Eretteo; sono le opere quotidiane di tutto un universo che lavora con coscienza, intelligenza, precisione, con immaginazione, ardimento, rigore. […]
Si dice che un viso è bello quando la precisione del modellato e la disposizione dei lineamenti rivelano proporzioni armoniose, perché provocano nel nostro intimo, oltre i nostri sensi, una risonanza, una specie di cassa armonica che si mette a vibrare. Traccia indefinibile dell’assoluto preesistente al fondo del nostro essere.
Questa cassa armonica che vibra in noi è il nostro criterio dell’armonia. Questa deve essere l’asse sul quale l’uomo è organizzato in accordo perfetto con la natura e, forse, l’universo, asse di organizzazione, sul quale necessariamente si allineano tutti i fenomeni o tutti gli oggetti della natura; questo asse ci fa supporre una unità di gestione dell’universo, ammettere una volontà unica all’origine. Le leggi della fisica sarebbero conseguenti a quest’asse, e se riconosciamo (e amiamo) la scienza e le sue opere è perché le une e l’altra rimandano alle prescrizioni di questa volontà prima. […]
Di qui, una possibile definizione dell’armonia: momento di accordo con l’asse che è nell’uomo, dunque con le leggi dell’universo – ritorno all’ordine generale.
LE CORBUSIER, Verso una Architettura, Longanesi, Milano 2012, pp. 78-80, 165-171.
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