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Nella città di Oyama, all’interno della prefettura di Tochigi, c’è oggi un piccolo museo d’arte privato. Il proprietario desiderava costruire un ambiente in cui esporre i quadri collezionati da suo padre, Roku Tsukada, e una caffetteria aperta al pubblico dall’atmosfera domestica.
Siccome l’area in cui si trova il museo è caratterizzata dall’assenza di vegetazione, e il sito di progetto si affaccia su di una strada intensamente trafficata, la nostra prima decisione fu quella di piantare una macchia di alberi per dare vita a un ambiente urbano tranquillo e adatto alla contemplazione dei quadri. Abbiamo così piantato tre file di sei alberi ciascuna secondo una maglia regolare, così da permettere un’omogenea illuminazione delle piante, e in vista della futura copertura dell’intero spazio occupato dalle chiome degli alberi.
Nella stessa maniera in cui alberi e architettura si combinavano nei giardini delle case giapponesi tradizionali per creare un piacevole ambiente domestico, per la parte nord del sito sono state scelte essenze sempreverdi che bloccassero il vento del nord durante la stagione fredda, mentre nella parte sud sono state piantate essenze decidue che filtrassero la luce solare durante l’estate, lasciandola invece passare durante l’inverno.
Diversi tipi di piante sono state utilizzate a seconda del posizionamento all’interno del sito, e l’edificio è stato progettato in modo da adattarsi alla disposizione degli alberi e confondersi con essi. Abbiamo inserito la nuova galleria del museo tra due file di alberi, nella parte posteriore del sito, e invece di separarla dalla caffetteria per mezzo di una porta, ne abbiamo elevato il piano di calpestio in modo da produrre una sottile distinzione tra i due spazi.
Un rilievo tridimensionale delle parti inferiori degli alberi da piantare è stato preliminarmente condotto e processato al computer, così da permettere alla forma dell’edificio di non interferire con le radici, i tronchi e i rami degli alberi, il cui ondeggiamento in caso di forte vento è stato preso in considerazione.
Gli edifici possono essere considerati come stratificazioni di layers che separano lo spazio interno da quello esterno: nel caso di questo edificio, tuttavia, gli alberi costituiscono una spessa membrana che rappresenta un’ulteriore layer del progetto, e che si aggiunge alle pareti interne, ai pannelli isolanti, alle membrane al vapore e alle pareti esterne. Gli alberi controllano l’irraggiamento solare e il carico del vento a seconda delle stagioni, così come l’umidità e la temperatura grazie al loro effetto traspirante, e assorbono il diossido di carbonio e i gas inquinanti. In più, producono ossigeno ed essenze profumate, mentre avvolgono dolcemente l’edificio e i visitatori al suo interno.
La volontà di riflettere direttamente le forme degli alberi all’interno dell’edificio è espressa dalle sinuose curve delle pareti e dei solai. I visitatori percepiscono la presenza degli alberi mentre si trovano all’interno del museo, il cui spazio è ben diverso da quello di una scatola bianca che annulli la presenza di tutti gli elementi tranne quella delle opere esposte. In particolare, il basso solaio all’ingresso del museo ha un’altezza media di 1.7 metri, in virtù della prossimità di rami e foglie alla copertura. Questo obbliga i visitatori a piegarsi per entrare, liberandosi in qualche modo del proprio status sociale e recuperando così la loro vera essenza. Questo offre loro un’opportunità unica per contemplare i quadri in un modo diverso.
Parte del solaio della caffetteria è così basso che non si può stare in piedi al di sotto di esso. Abbiamo inserito una serie di sedute in questa zona in cui i visitatori sono circondati dalle pareti e dal solaio, la cui esperienza è simile a quella dello stare seduto al di sotto di un albero. In più, alcuni davanzali possono essere utilizzati come panche, tavoli o spazi per depositare libri.
L’edificio si avvale di tecniche che continuiamo a sviluppare sin dalla “House SH” per produrre una stretta relazione tra persone ed edifici. La nostra speranza è quella di riuscire a creare un tipo speciale di comunicazione tra natura, persone ed edifici attraverso l’adattamento della forma architettonica alla disposizione degli alberi e ricorrendo a un tipo di progettazione che facia sentire le persone a proprio agio.
L’edificio è stato costruito con pilastri e travi in legno, che sono facilmente lavorabili per ottenere le complicate forme delle pareti e dei solai. Per creare una struttura a monoscocca abbiamo fatto ricorso a compensato strutturale. Per seguire le tante curve dell’interno dell’edificio abbiamo utilizzato pannelli di gesso (rinforzato con fibre inorganiche) rivestiti con uno strato di materiale elastico.
Sull’involucro esterno sono state applicate scandole di asfalto realizzate su misura, che oltre ad adattarsi alle superfici curve producono un piacevole effetto quando vi si depositano sopra le foglie. Gli alberi sono stati piantati, così come previsto nel progetto, una volta che tutti i lavori sono stati conclusi. Il sole che filtra attraverso gli alberi crea una facciata fenomenologica che cambia di aspetto a ogni momento.
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