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Si tratta del progetto di un atelier-abitazione per un’artista specializzata in bambole e per il suo partner. Il desiderio della committenza era quello di possedere un atelier che potesse essere utilizzato, allo stesso tempo, come laboratorio e galleria espositiva. Tale spazio, inoltre, avrebbe dovuto accogliere piacevolmente gli amici che l’artista era solita invitare a casa propria. Atelier e abitazione dovevano aprirsi verso l’ambiente domestico e chiudersi, per avere un certo grado di privacy, rispetto all’ambiente esterno.
La prima volta che visitai Minoh, nella prefettura di Osaka, rimasi colpito per la rigogliosa vegetazione del sito. Non si trattava soltanto della stagione primaverile: la città, infatti, è stata pianificata rispettando uno standard che ordina di piantare alberi ad alto, medio e basso fusto per oltre il 10% dei lotti che si trovino in zone urbane con un rapporto di copertura inferiore al 60%.
Per ottenere il grado di privacy richiesto, ci siamo chiesti se fosse possibile trovare un sistema capace di avvolgere abitanti e ospiti senza necessariamente costruire muri o barriere e senza definire la totalità dello spazio abitato dall’interno.
È così che abbiamo deciso di lavorare dall’esterno verso l’interno, utilizzando la vegetazione circostante come spazio abitabile all’aperto ed evitando di definire le funzioni necessarie dall’interno dell’edificio. Invece dei classici setti, pareti appese o barriere abbiamo così pensato a muretti bassi liberi dalla forza di gravità e a nastri murari galleggianti che circondassero l’intero sito. Questo sistema teorico ci ha permesso di creare un’architettura il cui spazio interno sia un’estensione di quello esterno, in opposizione al classico contrasto che si stabilisce tra territorio interno ed esterno.
Nello specifico, il territorio domestico è definito dalle variazioni spaziali prodotte da un nastro murario galleggiante rettangolare, che sdoppiandosi e triplicandosi si accumula per entrare in equilibrio statico, e dal nastro murario stesso.
Sfruttando il dislivello di 1,2 metri del lotto, abbiamo collocato le due funzioni principali laddove i nastri murari galleggianti si sovrappongono. L’atelier si trova nella parte bassa del sito, con un affaccio verso nord su strada, mentre la residenza è situata nella parte alta, con affaccio verso sud. Una rampa serpeggiante che segue la pendenza del terreno fornisce accesso all’edificio.
La semplice operazione di sovrapposizione dei nastri murari confonde i confini del sito e formula un inedito tipo di relazione tra il progetto e l’ambiente circostante.
In altri termini, l’intero sito si trasforma in una galleria la cui mancanza di un territorio sensibile le permette di dare vita alla varietà di luoghi richiesti dal cliente.
In questo progetto pensiamo di esser stati in grado di realizzare uno spazio che si relaziona in modo nuovo alla città, reinterpretando le nozioni di muro e barriera, che sono solite ostacolare i passaggi di confine, e trattando nello stesso modo architettura, struttura e paesaggio.
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