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© Zeroundicipiù

Il progetto è stato realizzato in una settimana durante il workshop “UNPLUGGED”, organizzato dall’associazione Zeroundicipiù di Torino. Il progetto interviene su un’area verde alla periferia di Torino, delimitata da via Sandro Botticelli, strada di Settimo, strada dell’Arrivore e dal fiume Stura. All’interno dell’area sono presenti alcune strutture in disuso, risalenti al periodo in cui l’area era soggetta all’attività estrattiva. Tra queste, una torre di 28 metri domina lo skyline.

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L’area di progetto è strutturata secondo una serie eterogenea di zone, suddivisibili a seconda del tipo di suolo: un’area coperta di alberi, un’area di giardino pubblico, un’area di vegetazione incolta (che chiameremo “Savana”), uno specchio d’acqua, un’area di orti urbani e infine la zona di salvaguardia lungo le sponde del fiume (usata dalla comunità gipsy che risiede al di là della Stura). Tutte queste aree risultano disconnesse: il primo obiettivo del progetto è quello di ricucire queste zone, attraverso percorsi che le attraversino e ne permettano la fruizione con continuità.

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Tutte queste aree sono, attualmente, utilizzate da diverse “tribù”, che non comunicano tra loro e che limitano la propria presenza solo ad alcune aree. Il secondo obiettivo del progetto è quello di “mescolare” le tribù attraverso manufatti che possano servire il maggior numero di tipologie di utenti possibile.

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Per raggiungere tali obiettivi, il progetto definisce una strategia basata su un masterplan e su un edificio simbolo: un rifugio urbano in grado di rappresentare il  primo passo in un’ottica di rinnovamento dell’area. Tale edificio è stato collocato simbolicamente in cima alla torre, che è entrata a far parte del paesaggio come una sorta di montagna. Questo edificio rappresenta un landmark molto forte in grado di unire democraticamente tutti gli utenti dell’area attraverso il sudore. Il concetto di base è quello del rifugio di montagna, il quale viene tutelato e curato dai fruitori in quanto meta di un percorso lungo e faticoso.

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La struttura del rifugio è costituita da 10 montanti verticali in pannelli autoportanti Mozzone della dimensione di 1.25 x 10 m, prefabbricati e posati sulla sommità dell’edificio esistente. La gerarchia degli elementi prevede poi la posa delle strutture orizzontali che costituiscono i piani di calpestio, i letti e i tavoli del rifugio. In posizioni strategiche sono state pensate delle aperture per permettere agli utenti di godere del panorama, mentre un sistema di griglie favorisce la ventilazione naturale. Il rivestimento interno è costituito dal pannelli fonoassorbenti Topakustic, prodotti dalla Fantoni, in grado di isolare acusticamente gli ambienti destinati al riposo, nascondere gli impianti e rendere l’edificio completamente reversibile (attraverso il montsggio a secco). Infine, la struttura è rivestita da una pelle metallica riflettente, rendendo l’edificio una vera e propria lanterna e richiamando la cultura gipsy a cui il progetto in parte si rivolge.

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Il telaio strutturale suddivide trasversalmente l’edificio in tre tipi ambienti distinti, distribuiti su due piani: al piano basso troviamo la parte esterna destinata al sonno, la parte centrale, ovvero il corridoio di distribuzione, e la parte interna utilizzata per ricavare armadi e cucine. Al piano superiore, i letti sono sostituiti da tavoli che permettono l’affaccio e la fruizione del panorama. Da questo piano, è possibili uscire all’esterno (sul tetto dell’edificio preesistente) dove una “finestra di Le Corbusier” indica la visuale verso la Basilica di Superga.

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Credits

  • progetto > Antonio Ravalli (tutor), Sarah Becchio (cotutor), Michela D’Angelo, Luca Di Tullo, Roberta Lingua, Marco Mudoni (gruppo 4)
  • workshop > Unplugged 2012
  • localizzazione > Torino
  • programma > rifugio urbano
  • materiali > legno, pannelli fonoassorbenti
  • cronologia > 2012

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