ITA | ESP
Il progetto del Centro de Altos Estudios Musicales a Santiago de Compostela si situa all’interno della Finca Vista Alegre, uno degli spazi verdi più notevoli, tra quelli prossimi al centro storico di Santiago. Definita come un parco universitario, la Finca Vista Alegre raduna un insieme di edifici destinati a ospitare attività accademiche e di ricerca. Tra questi, troviamo la Casa de Europa, il Centro de Estudios Avanzados, il IDEGA (centro per la ricerca universitaria) e il Centro de Altos Estudios Musicales, dedicato a studi di III livello per il perfezionamento musicale, finalizzati alla formazione dei musicisti dell’orchestra della Galizia.
La proposta progettuale è l’esito di un concorso aperto per la realizzazione di un padiglione, il cui programma richiedeva la predisposizione di aule per l’insegnamento della musica – la cui volumetria, altezza, capienza e materiali erano predefiniti – attraverso un esercizio asimmetrico, dato che l’edificio si sarebbe contrapposto al padiglione costruito da Portela, e avrebbe dovuto essere delle stesse dimensioni e materiali.
Dal punto di vista funzionale, i requisiti acustici delle aule hanno condizionato il progetto. Per questo motivo, le sale sottomesse a maggior sollecitazioni acustiche sono state ricavate all’interno di un gran basamento interrato in calcestruzzo armato, che costituisce la base su cui si appoggia l’edificio, ne definisce gli accessi e ne regola la topografia. Queste sono le aule di maggior dimensione (auditorio, elettroacustica, percussioni), che raccolgono il maggior numero di alunni e pubblico occasionale.
Le funzioni ai piani superiori sono distribuite a corona lungo un corridoio interno, e gli ambienti che le ospitano diminuiscono di dimensione e carattere pubblico man mano che si sale di livello, così che l’ultimo piano è occupato soltanto da cabine di studio e dagli uffici dei professori.
La facciata è composta da pietre spaccate cercandone il piano di stereotomia naturale, che fa sì che il granito si rompa più facilmente. Non si tratta di costeros [blocchi di pietra che recano l’impronta dei fori dell’estrazione], ma di un sistema costruttivo che utilizza tecniche di perforazione per rompere lo “zuccherino”, utilizzandone anche le parti laterali, nell’ottica della ridefinizione del processo di spaccatura e taglio della pietra. Quello che si cerca è la stessa espressione costruttiva della pietra che la storia, fin dai tempi dell’Egitto e di Roma, ci ha insegnato.
La percezione dell’edificio a distanze differenti definisce piani di lettura sovrapposti. Da lontano, l’edificio si appoggia sul terreno. Si adagia, senza soluzione di continuità, sul tappeto erboso che costituisce la superficie vitale della Finca, ritagliando la sua figura nello spazio del giardino in maniera netta; è una roccia che vuole essere un cubo. A una distanza minore, osserviamo come il bordo, il limite che prima delineava una forma quasi perfetta, lascia spazio all’indefinizione; appaiono il tracciato di una linea spezzata che deforma gli spigoli dell’edificio, e una vibrazione superficiale di luce, materia e ombra, scandita da un ritmo in sette parti.
Ci avviciniamo ancora di più e rompiamo la forma; i blocchi si scompongono, esprimendo una materialità abrasiva e definendo vuoti che restituiscono la scala costruttiva dell’edificio, incisioni di luce che tagliano la facciata e che, viste a distanza, trasformano i vuoti in ombre che parlano di una sottrazione (quasi chimica) di massa operata dalla luce su un rivestimento, essendo le due grandi perforazioni delle conseguenze dirette del gran volume interno.
Il progetto si esprime attraverso la contrapposizione e dualità che la scala, il timbro e la materialità costruiscono nello spazio, arrivando a formare un sistema complesso. La distorsione, sovrapposta all’armonia evoca la purezza di entrambe le condizioni spaziali, generando un’inquietudine spaziale e materiali. Lontano dai canoni, l’edificio vuole sviluppare temi architettonici all’interno di una composizione e di una geometria semplici, raccogliendo le risonanze spaziali degli echi dei suoi limiti, che all’esterno sono definiti dal bosco di querce, dal giardino, dall’acqua e dalla luce galiziana, e all’interno sono definiti dai piani di pietra tagliati dall’esterno, che definiscono lo spazio. Abbiamo voluto realizzare un’architettura interamente radicata nelle caratteristiche culturali e ambientali della Galizia, rinforzando la memoria del luogo. Sembra che l’edificio sia sempre stato lì.
Gallery
Credits
Pagine: 1 2
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Lascia un commento