Dall’introduzione di Vittorio Gregotti:
A partire dal 2006 ho pubblicato, prima di questo, tre piccoli libri che si sono rivelati poi, con quest’ultimo, capitoli di uno stesso scritto alla ricerca, con diverse angolazioni, delle ragioni e delle incertezze, o meglio delle false certezze, maturate nella cultura del progetto dei architettura in questi ultimi trent’anni. Tali false certezze hanno trasformato l’architettura globalmente più applaudita in una sorta di simulazione che vuole, credo del tutto inconsciamente, cercare di sublimare, rappresentandolo positivamente, lo stato generale di crisi profonda in cui siamo immersi. […]
Sempre più difficili sono divenute poi le posizioni di quella categoria che si definiva un tempo degli intellettuali e ovviamente più deboli e incerte quelle che presiedono alla concezione dei loro ideali. Ma lo smarrimento nei nostri anni dell’ideale, che è uno dei fondamenti del pensiero europeo come il bello, il vero e il giusto, sembra sottolineare anche l’esaurimento o persino la volontaria negazione della nozione stessa di valore. […] Nella produzione dell’architettura degli ultimi anni esiste quindi, nettamente dominante, il falso valore dell’assoluta attualità, contro l’idea che durata e storia devono essere non solo nostalgia e memoria, ma materiale essenziale del nuovo.
Si possono così comprendere, pur senza condividerle, le ragioni sia di quanti tra gli architetti che, anche a costo della devastazione della propria tradizione disciplinare e della perdita di ogni sua essenza, cercano di abbracciare metodi e obiettivi considerati più esclusivamente comunicativi (per i quali, cioè, “form follows fiction” anziché “function”), sia di coloro che vogliono comunque adeguarsi anche entusiasticamente allo stato delle cose e cercano di rappresentarle come assolutamente positive (la prima traccia della decadenza degli ideali delle arti è la loro sottomissione al rispecchiamento dello stato delle cose), con simulazioni che coprono le profonde incertezze sul futuro per mezzo dell’atto estetico o dell’impazienza tecnologica come fine, chiudendo così gli occhi di fronte alle contraddizioni del presente.
L’insieme delle forme di un periodo storico definisce […] in genere la grammatica di un linguaggio che le opere dell’arte stesse hanno il compito di criticare, discutere, e di cui producono modificazioni, aggiungono invenzioni, sottraggono parti, in cui esprimono o contestano una condizione, uno stato delle cose, ne propongono una visione altra, campi di differenze e possibilità. Tutto questo deve quindi essere oggetto di appassionata, viva e fondata discussione intorno allo stato presente delle forme nelle opere dell’architettura. Il titolo di questo scritto, Incertezze e simulazioni, è quindi un giudizio critico sullo stato delle forme architettoniche dei nostri anni e ne formula possibili modificazioni.
Sommario
7. Introduzione. 13. Autonomia ed eteronomia. 19. Nuovo e novità. 27. Del bello e del vero. 37. Condizioni di produzione. 43. Disegno e design. 47. Trent’anni di postmoderno. 53. Modificazione. 59. Inquinamenti urbani. 63. Paesaggi. 67. Del contemporaneo. 77. Le passioni della ragione. 83. Per proseguire.
Riferimenti
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