creatività

[omissis] | davide tommaso ferrando

Creatività è anzitutto capacità di conoscenza profonda, di interrogare la realtà.

Immaginazione, fantasia, creatività sono vocaboli che si possono attribuire ad attività diverse del nostro pensiero e del nostro fare, anche se i confini fra le tre parole appaiono comunque sfumati: specie nell’architettura degli spazi urbani.

Si potrebbe dire che immaginazione è la capacità di trovare soluzioni a questioni note anche se incerte, che fantasia sia creazione di nuovi o più profondi mondi emotivi o utopici ma anche di costituzione di possibilità alternative allo stato delle cose. Forse creatività oscilla tra la capacità di offrire soluzioni (o ipotesi di soluzioni) a problemi concreti o, all’opposto, invenzione di mondi fantastici anche lontanissimi da ogni senso della realtà empirica, ma non privi della coscienza di essere forma della modificazione.

Creatività (al di là dell’attuale abuso del termine) è, io credo, anzitutto capacità di conoscenza profonda, di interrogare la realtà, di inventare percorsi e fini altri tra loro interconnessi; nel campo delle arti, è capacità di costruire immagini e alternative di conoscenze e di proposte intimamente necessarie. Né imitazione né costituzione dal nulla, la creatività, sono convinto, è il prodotto del confronto senza pregiudizio tra la memoria e il presente come condizione per un’ipotesi di futuro; non per nulla Mnemosine per i Greci antichi presiedeva le Muse. Tale “creatività” è diretta comunque nello stesso tempo alla presa di coscienza di sé e del mondo con tutte le contraddizioni che questo comporta. […]

Compito centrale della creatività però non è solo la coincidenza possibile tra arte e finzione, nel senso più nobile di invenzione di contesti, di sogni o di situazioni alternative, ma anche l’inventio latino, ovvero lo scoprire ciò che nell’universo è nascosto, e la capacità dell’arte di disegnare le mappe della sua consapevolezza. Picasso diceva: “Je ne cherche pas, je trouve”: e lo ha fatto con qualche risultato.

VITTORIO GREGOTTI, Incertezze e simulazioni. Architettura tra moderno e contemporaneo, Skira, Milano 2012, pp. 34, 45.

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