metafora

[omissis] | davide tommaso ferrando

Soltanto allorché si fa architettura, la spugna può aspirare a divenirne anche metafora.

Negli anni novanta Holl sembra avvertire il vuoto culturale che rischia di avvolgere l’opera architettonica allorché questa sia concepita in senso esclusivamente estetico. Si coglie – dietro quest’ansia – la percezione dell’insufficienza, nell’epoca odierna, di un’architettura che sia «semplicemente» forma e materia, e della necessità di dotarla di un’«armatura» filosofica che ne legittimi maggiormente l’esistenza; una dotazione che, tuttavia, nel caso degli edifici di Holl, risulta spesso fragile o valida soltanto in determinate circostanze.

I dispositivi concettuali [di Steven Holl] risultano inesorabilmente più deboli e meno essenziali della [sua] stessa architettura. […] Ciò non esclude naturalmente il concorso di tali idee nel processo progettuale, a patto di scorgere in esse nulla più che “metafore diagrammatiche” capaci di dare espressione linguistica a una pratica che rimane nella sostanza architettonica.

Nella Residenza universitaria Simmons Hall al MIT di Cambridge, Massachussets (1999-2002), i principi evocati sono quelli della porosità e della permeabilità; la metafora è quella della spugna. A ciò corrisponde, da un punto di vista costruttivo, un lungo parallelepipedo regolare, crivellato da vuoti squadrati di diversa grandezza disposti in modo asimmetrico, retto da uno spesso esoscheletro strutturale composto da un reticolo in calcestruzzo a maglia quadrata; questo guscio forato portante consente a Holl di aprire alcune grosse cavità di forme bizzarre che spezzano la rigida scansione dei solai all’interno del corpo edilizio. Le cavità hanno la funzione di spazi comuni e di sale per lo studio. Due logiche contrapposte risultano così messe a contatto: la logica rigorosa tettonica, che genera lo scheletro, e la logica non meno ferrea dell’infrazione alla regola geometrica, che si fa largo liberamente nell’ambito della precedente. A fronte di ciò, la metafora della spugna mostra i suoi limiti: la Simmons Hall può infatti essere paragonata a un organismo-spugna soltanto a condizione che adempia alla propria realtà di organismo architettonico, ovvero nella misura in cui riesce a fare discendere le qualità della spugna dalla realtà delle leggi costruttive. Detto altrimenti: soltanto allorché si fa architettura, la spugna può aspirare a divenirne anche metafora. E ciò non può che accadere a posteriori.

MARCO BIRAGHI, Storia dell’Architettura contemporanea II: 1945-2008, Einaudi, Torino 2008, pp. 430-32.

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