Dalla premessa di Manfredo Tafuri:
I limiti geografici dell’area sottoposta ad analisi non [derivano] dai risultati parziali della ricerca, bensì [rispondono] a criteri editoriali: il presupposto relativo a una «italianità» di un settore della storia dell’arte, non poteva essere messo in discussione se non nel contesto del saggio. D’altro canto, per le vicende dell’architettura del Novecento è largamente accettabile l’ipotesi di una specificità del contributo e del dibattito italiani: ciò che si perde in ricchezza di intrecci viene recuperato in sede di analisi.
Il discorso non è altrettanto lineare qualora si inizi ad affrontare la situazione dei primi anni ottanta […]. Nel nostro caso, si tratta di andare al di là dei sintomi del disagio dell’architettura più recente, di non prestare orecchio alle giubilanti dichiarazioni di fede, di non volgere troppo frettolosamente le spalle ai fastidiosi – e assordanti – ronzii, di immergere, in definitiva, quanto la res aedificatoria dice di sé in quanto essa non può dire, o in quanto il nostro stesso linguaggio fatica a dire. Per affrontare il dibattito sulla «modernità» è necessario spezzare il velo offuscante steso sul tema dalle chiacchiere d’occasione, dalle desolanti semplificazioni offerte dagli information-makers o da chi si preoccupa di esorcizzare l’inquietudine sfornando a getto continuo commestibili «soluzioni». […]
Un ultimo avvertimento al lettore. In questo libro, egli non troverà usati termini come movimento moderno, razionalismo, neorazionalismo, Tendenza e simili: anche il termine postmoderno è stato ridefinito. Come dimostra la storiografia più avvertita, infatti, tali formule nascondono profondi equivoci o riflettono costruzioni storiche divenute inservibili.
Sommario
Premessa. – Parte prima 1944-1980. I. Gli anni deklla ricostruzione. II. Aufklärung I. Adriano Olivetti e la «communitas» dell’intelletto. III. Il mito dell’equilibrio. Il piano Vanoni e l’Ina-Casa secondo settennio. IV. Aufklärung II. Il museo, la storia, la metafora (1951-1967). V. Nuove crisi e nuove strategie (1968-1975). VI. Due «maestri»: Carlo Scarpa e Giuseppe Samonà. VII. Architettura come colloqui e architettura come «invettiva civile». IX. Il «caso» Aldo Rossi. X. Il rigorismo e l’astinenza. Verso gli anni ’80. – Parte seconda 1980-1985. I. Traformazioni strutturali e nuove esperienze di piano. II. I paradigmi del pluralismo. III. Venezia 1985: Biennale Architettura. IV. La «gaia erranza»: ipermoderni (post-moderni). V. La soglia e il prloblema. – Appendice bibliografica. – Indice dei nomi.
Riferimenti
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Lascia un commento