[omissis] | davide tommaso ferrando
La struttura è tutt’uno, dalla testa ai piedi, fino al più piccolo dettaglio, e tutto con la medesima idea.
Arrivai nei Paesi Bassi […]. Lì conobbi il lavoro di Berlage. Era un uomo di una serietà ferrea. Lavorava. E pretendeva un buon lavoro. Non accettava nulla che fosse falso. E questo mi chiarì che un buon lavoro, in effetti, sta alla base dell’architettura. Da qui arrivai all’idea della struttura, perché lui diceva che non si doveva realizzare nulla che non fosse costruito con chiarezza. Lui lo fece. E lo fece a un livello tale che il suo famoso edificio ad Amsterdam, la Borsa, ha un carattere medievale senza essere medievale. Infatti usò i mattoni allo stesso modo in cui li usavano nel Medioevo.
L’idea di una costruzione chiara mi venne da lì come uno dei fondamenti del nostro operare. È molto difficile da realizzare. Posso parlarne facilmente […]. Ma è molto difficile fissarsi su questa costruzione fondamentale ed elevarla a struttura. Devo spiegare che in inglese ogni cosa si chiama “struttura”. In Europa no. Una baracca la chiamiamo una baracca, e non una struttura. Della struttura abbiamo una concezione filosofica. La struttura è tutt’uno, dalla testa ai piedi, fino al più piccolo dettaglio, e tutto con la medesima idea. Questo è ciò che chiamiamo struttura. […]
In una struttura chiara si ha ogni libertà e, poiché è una struttura, non si può introdurvi dei sentimenti. Per come la vedo io, oggi ci sono due tendenze generali: la prima ha un fondamento strutturale, e la si può chiamare la più oggettiva, l’altra ha un fondamento plastico, e si può dire emotiva. Esse non si possono mischiare tra loro: l’architettura non è un Martini. Bisogna essere accorti quando si costruisce una struttura, bisogna prestare molta attenzione a quello che ci si può inserire. È come un gioco di scacchi, vi sono alcune regole. Se si guarda alla storia, tutte le grandi epoche si sono limitate a principi molto chiari, nonostante sapessero certamente realizzare qualsiasi cosa, e io penso che questo sia il solo modo in cui si possa fare un’architettura importante. Essa fa parte di un’epoca.
Mies van der Rohe, in Vittorio Pizzigoni (a cura di), Mies van der Rohe. Gli scritti e le parole, Einaudi, Torino, 2010.
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