[omissis] | davide tommaso ferrando
Attraverso il decoro gli elementi della costruzione assumono le loro forme rappresentative.
Il decoro è stato sempre confuso con l’ornamento. I due termini, decorazione e ornamento, sono stati usati come sinonimi creando non poca confusione. Se cerchiamo di distinguerli, a partire dal loro grado di necessità, ci accorgiamo che attraverso il decoro gli elementi della costruzione assumono le loro forme rappresentative e che quindi è un principio necessario, mentre l’ornamento racconta una storia parallela al senso dell’edificio applicandosi alle sue forme in modo didascalico.
Se riconduciamo il significato di decorazione alla sua origine più antica (vitruviana) di ricerca delle forme convenienti, risolviamo molte contraddizioni, come quella fra decorazione e forme semplici, e quindi il presunto e inspiegabile conflitto fra decorazione e architettura moderna. Le forme semplici dell’architettura moderna non risultano dalla soppressione della decorazione, semmai dalla soppressione dell’ornamento, ma sono forme in cui il principio della convenienza è portato alle massime conseguenze.
Pensiamo al punto di vista di Adolf Loos contro l’ornamento come contraffazione, ma attento alla definizione degli elementi attraverso la ricerca della loro forma appropriata. La sua bella definizione di architettura [Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è architettura] si fonda sul riconoscimento del senso di una forma elementare, il tumulo, e della sua destinazione. Il tumulo di Loos è privo di ornamenti, ma la sua forma si compie attraverso il principio del decoro. Non è solo un mucchio di terra, ma una forma rappresentativa della propria identità e destinazione.
ANTONIO MONESTIROLI, La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura, Laterza, Roma-Bari, 2002, pp. 38-39.
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