La natura residuale del sito di progetto e l’intenso sprawl urbano che caratterizza l’edificato circostante sono le condizioni che il progetto vuole ribaltare attraverso il disegno di un unico segno architettonico che, collocandosi al limite delle espansioni urbane, cerca di disegnare una nuova “fine di Spoleto” collocandosi sul territorio con più rispetto e cercando di limitare l’impronta a terra al fine di garantire un maggior spazio pubblico (don’t sprawl).
Il progetto, disattendendo l’intenzione di creare una nuova viabilità veicolare verso nord, propone un collegamento ciclo pedonale (sottopassando la ferrovia) con la pista ciclabile Spoleto – Assisi a nord e con il centro cittadino a sud, sfruttando parte della sezione carrabile di Viale Trento e Trieste; mentre al fine di agevolare il traffico veicolare verso Nord è stato riprogettato il viale sul fianco ovest della stazione, oggi utilizzato come parcheggio.
Rispetto al programma del bando è stata sovradimensionata la superficie destinata a parcheggi (in parte a raso e in parte interrati) al fine di garantire un buon funzionamento delle attività commerciali insediate e l’intermodalità dell’area, anche in considerazione della vicinanza alla stazione, a diverse linee di autobus urbani ed extraurbani, taxi, e alla nuova pista ciclabile.
Il progetto cerca di creare una nuova permeabilità dell’area sia in senso longitudinale che trasversale, sfruttando i dislivelli già presenti in situ.
Le considerazioni progettuali si fondano sul principio per il quale il disegno dell’architettura debba coincidere con il progetto urbano, eliminando così l’aleatorietà insita nell’edilizia corrente e nella pratica speculativa che, almeno per quello che riguarda la situazione italiana, ha puntualmente disatteso le intenzioni di programmi urbani ben strutturati, impoverendo il nostro territorio.
Il concept del progetto, espresso nei due schemi successivi intitolati “orografia dello sprawl®”, reinterpreta il dibattito “ Architettura come paesaggio”. Attraverso questa logica ho cercato di astrarre gli elementi che compongono il sistema urbano (edifici) fino a ridurli a un disegno del tutto paesaggistico (isoipse), nel quale l’edificio interpretando il tema di limite si pone come un grande muro di contenimento che, insieme alla facciata della stazione, disegnano una traccia senza soluzione di continuità.
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