Una legge per tutelare la qualità dell’architettura

massa critica | davide tommaso ferrando

Riunitisi a Roma in occasione della Conferenza nazionale degli architetti il 27 maggio scorso, i presidenti dei 105 ordini provinciali sono stati chiamati a firmare una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dal settimanale del Sole 24 Ore «Progetti e Concorsi», i cui contenuti vanno nella direzione di una ridefinizione radicale del Codice degli appalti, con l’obiettivo di creare in Italia «un mercato trasparente, aperto ai giovani e capace di assicurare il consenso e la qualità degli spazi pubblici».

È una proposta importante, che affronta alcuni dei tanti (troppi) nodi critici che rendono l’esercizio della professione dell’architetto in Italia una frustrazione per molti, ed un privilegio per pochi. Con conseguenze immaginabili sul livello medio dell’architettura prodotta nel nostro Paese.

Tali nodi riguardano, in primo luogo l’abbattimento della soglia economica al di sotto della quale gli enti pubblici possono ricorrere a procedure diverse da quella della gara formale, riducendo così gli affidamenti di incarico basati su curriculum e prezzo (che non tengono in conto la qualità del progetto ma la convenienza dell’offerta economica) e rendendo così obbligatorio, anche per opere di minor dimensione e costo, il ricorso allo strumento del concorso di progettazione.

Una seconda proposta importante è quella che mira a ridefinire la composizione delle giurie, finora monopolizzate dai rappresentanti delle amministrazioni, rendendo obbligatoria la presenza all’interno delle commissioni di almeno due professionisti esperti, tra i quali il presidente.

Di cruciale importanza la proposta di annullare gli sbarramenti di fatturato, curriculum e organico che oggi escludono i giovani architetti dalla partecipazione ai grandi concorsi. Tutti i professionisti abilitati devono infatti essere in grado di partecipare ad un concorso pubblico, dato che è il progetto quello che conta. Restano validi i requisiti per l’affidamento, in caso di vittoria, degli incarichi successivi: ma ai progettisti è consentito associarsi con realtà professionali più “grandi” per soddisfare tali requisiti, mantenendo il ruolo di capo-progetto nei confronti dell’amministrazione.

Infine, segnaliamo la proposta, contenuta all’interno dell’articolo 5, di dare alle Regioni la possibilità di prevedere incentivi per i soggetti privati che ricorrono ai concorsi di progettazione per selezionare i progetti di realizzazione delle opere di nuova costruzione. Tra tali incentivi possono figurare bonus volumetrici e sconti sugli oneri di urbanizzazione.

La proposta di «Progetti e Concorsi» cerca di colmare un gap, oggi abissale, tra la legislazione italiana e quella europea in materia di affidamento dei lavori pubblici e privati. Non secondariamente, però, avanza un primo passo verso un cammino, chissà quanto lungo ed irto di ostacoli, verso un riconoscimento a norma di legge dell’importanza della qualità dell’architettura nella trasformazione del nostro territorio.

Abituati a considerare la professione dell’architetto come, principalmente, un problema di norme e permessi, abbiamo apparentemente perso la capacità di giudicare, e di far giudicare, quello che all’interno dell’iter progettuale continua ad essere il momento più importante: il risultato. È possibile che l’intenzione del Sole 24 Ore di «portare il progetto al centro» del dibattito professionale costituisca, in questo senso, una prima – notevole – svolta. Non possiamo dunque che augurarci il buon esito di questa lodevole iniziativa.

DTF

Per approfondimenti: 1, 2, 3, 4

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