Artifiziosa natura

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Per l’approccio al tema proposto è stata fondamentale l’immersione nel contesto della villa, dei giardini, delle vigne e dei boschi circostanti, il percorso di avvicinamento dalla città, verso la collina, la sensazione di accedere ad un luogo eccezionale e la percezione che da qui si ha di Torino. In parallelo lo sforzo di comprensione delle caratteristiche compositive, delle stratificazioni, dei concetti geometrici rigorosi che hanno disegnato il comparto e che hanno piegato la collina al disegno umano, ha fatto affiorare elementi di ispirazione per il progetto.

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Il progetto, sul sedime del palazzo Chiablese, è chiamato a offrire una interpretazione architettonica attuale alla questione del limite: lo spunto progettuale nasce dall’utilizzo dell’elemento naturale nel parterre sud (palissade à l’italienne) dove la presenza della vegetazione è assunta come matrice compositiva e non come ornamento, la grande architettura naturale della palissade, diventa l’elemento ordinatore dello spazio e ne definisce i limiti e le connessioni.

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Si è cercato tra gli elementi naturali quello che concettualmente potesse dare forma ad un apparato scenografico, un divertissement,  che facesse immergere, dall’esterno all’interno, con tutti i sensi, il visitatore nell’atmosfera del giardino e lo  accompagnasse nella scoperta della potente architettura della villa. Il risultato non è un edificio, è una fontana funzionale, un padiglione d’acqua: spazio ambiguo tra esterno e interno, nodo dei percorsi verso il giardino, verso il parco e verso la villa.

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Il percorso di avvicinamento alla villa guida il visitatore in un contesto in cui l’aria è impregnata del suono dell’acqua e del suo vapore; accentua con il suo dolce mormorio il senso di quiete e intimità permettendo al visitatore di accostarsi alla visita con una esperienza sensoriale personale, differente da quella di ogni altro.

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La copertura è una vasca,  liscia e oleosa, un parterre d’eau che occupa tutta la superficie disponibile, sovrapponendosi al corpo degli impianti tecnologici e inglobandolo sotto la fontana. Un taglio spezza la superficie dell’acqua e spazialmente costituisce il collegamento tra il livello inferiore, del parterre e quello del parco: il passaggio, con lo scorcio delle vigne, avviene attraverso l’acqua, un limbo neutrale ed ovattato che prepara il visitatore a godere dell’esaltante paesaggio dell’esedra e dei terrazzamenti semicircolari. La diagonale viene tracciata sulla linea che collega il Grand Rondeau al belvedere Nord, volendo evidenziale la costruzione geometrica perfetta che sta alla base della concezione compositiva del comparto. Le visuali vengono guidate secondo le direttrici già individuate nelle visioni barocche. A  sottolineare il limite nord dell’intervento un secondo taglio porta il visitatore in una passeggiata fino ad un spettacolare belvedere verso la città. Sul perimetro,  l’acqua tracima e scorre lungo una rete metallica.

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Le facciate sono pensate come pelli separate che combinano i loro effetti e le loro caratteristiche: all’esterno la presenza della rete consente di utilizzare l’acqua come effettivo materiale da costruzione, essa assume la densità che nei  prospetti tradizionali hanno gli elementi solidi; inoltre il supporto rigido consente di modulare l’effetto visivo e sonoro della cascata. All’interno, una vetrata racchiude l’ambiente per il pubblico. La forma liquida non copre indifferentemente il parallelepipedo ma dialoga con gli elementi circostanti: sulla facciata sud uno stacco, verso la galleria, definisce il rapporto con la fabbrica antica, il vetro moltiplica gli archi della struttura e separa la facciata di acqua da quella di laterizio. Ad ovest e a nord la struttura di acqua diviene rivestimento per il pesante corpo degli impianti mentre libera il prospetto della manica di accoglienza, definisce chiaramente il punto di ingresso svelando parzialmente lo spazio interno.

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Lo spazio interno è concepito come un ventre roccioso di avvicinamento e preparazione alla visita della villa e di immersione nelle ambientazioni fantastiche degli allestimenti multimediali e dalle visioni ammorbidite e mediate del giardino e degli edifici attraverso l’acqua: espressione del contrasto tra il finito geometrico dell’architettura e l’indefinito della natura.

Gallery

Credits

  • progetto studioata
  • collaboratori > Emanuele Avagnina
  • struttura > Studio di ingegneria Tarditi e Soldani
  • sostenibilità ambientale > Davide Ambrosio
  • impianti idraulici fontana > Piero Bianchi
  • grafica > Andrea Coppola, Valeria Bruni
  • localizzazione > strada Santa Margherita 79, Torino
  • tipologia > edificio per servizi
  • cronologia > 2010
  • concorso > Villa della Regina: nuova manica accoglienza visitatori
  • esito > progetto partecipante

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