Il piccolo volume costruito si incastona perfettamente tra le morbide colline delle Langhe, cariche di natura umanamente ridisegnata, e un intervento di ristrutturazione precedentemente concluso per la stessa proprietà. Si inserisce con ritmo e proporzione tra i segni della civiltà contadina, passati e presenti, come un piccolo elemento (appena 136 mq di superficie su più livelli) incline al colloquio con l’ambiente circostante, in grado di rappresentarlo e di rifletterlo, di ricrearlo e rigenerarlo e di farsi ricreare e rigenerare. E’ un’architettura, infatti, che ha fatto scaturire le sue linee guida dal dialogo: dal dialogo con le colline che la circondano quasi a 360° e che si riflettono nei colori caldi della pietra di Borgone, dal dialogo con i campi che, come per Pavese, diventano luoghi mitici per eccellenza, in cui le vicende umane perdono i tratti caratterizzanti e si trasformano in simboli, dal dialogo con il granoturco, che nonostante l’immagine della dolcezza, è forte ed estraneo a qualsiasi indicazione di spazio o di tempo, dal dialogo con un sentire contemporaneo che non vuol vedere arrugginire i sentimenti umani verso la natura.
Così, in questo contesto, questo progetto diventa espressione completa e complessa di un voler porsi senza imporsi, cercando di rappresentare al meglio le esigenze dei fruitori offrendo una architettura conclusa e funzionale al suo interno, riducendo gli spazi al minimo essenziale ma regalando al suo interno atmosfere ampie e luminose in grado di comunicare completamente con l’esterno, la campagna delle Langhe, creando un contatto immediato e quasi magico con la natura.
Questo volume ha saputo racchiudere in se, e lo esprime completamente con la sua architettura, un’espressione di vita serena adagiata in un contesto completamente rispettato, pur avendo un suo carattere forte e riconoscibile.
Il progetto è nato seguendo le proporzioni di un edificio esistente nel lotto, ma adattandone la forma alle mutate esigenze tecnologiche ed estetiche, pur mantenendone sagoma e volumetria. Si ottiene così un’impronta che ha concesso una manica larga il minimo indispensabile per ottenere degli spazi fruibili. Ma nonostante queste limitazioni normative e morfologiche il piano terra, a pianta completamente libera (pranzo e cucina sono un ambiente unico), da vita ad una zona giorno fortemente illuminata grazie alle finestre a nastro. Inoltre, per collegare questo livello a quello superiore, è stata progettata una scala aperta, a rampa unica, con un struttura metallica molto leggera e delimitata da un’unica parete trasparente. Questo accorgimento ha escluso un eccessivo restringimento dello spazio ed un eventuale possibilità di ridurre la luce naturale proveniente dall’esterno.
Il piccolo parallelepipedo, squadrato nella sua geometria, è stato volutamente concluso da un “coperchio” che copre e protegge il corpo e che enfatizza il rigore delle scelte architettoniche ma, allo stesso tempo, tradisce una tensione verso il paesaggio aperto e morbido in apparente contrasto visivo con l’architettura. Verso questo paesaggio, verso est, tendono anche i due terrazzi che, anch’essi puliti e geometrici nella loro concezione, ma tendenti a quel paesaggio naturale che li circonda.
Per il rivestimento esterno si è optato per diverse soluzioni: al piano terra è in pietra di Borgone mentre al primo piano si è optato per un rivestimento “a cappotto” (isolante HD + rete aggrappante + intonaco cm 1,5), così da permettere un buon isolamento termico e una rasatura precisa delle superfici, cosa richiesta dalle geometrie dei prospetti. L’intonaco del cappotto, con finitura graffiata, è finito con più riprese di tinta di colore chiaro. Il vano tecnico contenente la gabbia dell’ascensore e la soletta che chiude superiormente l’edificio sono in fogli di lega in zinco titanio VM zinc.
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