Nel cuore del quartiere simbolo della Torino industriale, una cappella settecentesca da anni chiusa per degrado architettonico riapre al pubblico per ospitare un Laboratorio di Storia e storie interamente disegnato da Massimo Bartolini. Destinato a essere utilizzato dalle scuole e visitabile dal pubblico, il Laboratorio è stato voluto da un gruppo di insegnanti a seguito del lavoro svolto da molti anni sulla memoria del quartiere. Il tema della memoria, emerso negli incontri avviati dal 2002 tra le mediatrici e gruppi di abitanti come un fattore emblematico della trasformazione del territorio, è affrontato dalle committenti al di fuori di qualsiasi declinazione nostalgica come un patrimonio comune da aggiornare al presente. Significativa in questo senso è la scelta del luogo, una cappella che riveste un particolare valore affettivo per gli abitanti, un tempo parte di una cascina e oggi confinante con il complesso scolastico “Franca Mazzarello”. Oggetto della committenza è stato innanzitutto il restauro della Cappella, realizzato con i fondi del P.I.C. Urban2, e quindi la sua assegnazione a un nuovo valore d’uso, nel rispetto dei suoi caratteri storici, architettonici e spirituali. Il lavoro di Massimo Bartolini, incentrato sulla creazione di ambienti che coinvolgono corpo e mente di chi vi accede, e in cui rimane visibile la tensione tra immanenza e trascendenza, è risultato particolarmente adatto al ridisegno di uno spazio che da questa tensione intende prendere forma. Invitato a intervenire sulla cappella e nei due ambienti attigui, l’artista ha creato un percorso di graduale passaggio dalla riflessione all’elaborazione e al fare. Segno distintivo del progetto è una libreria costituita da una serie di scaffali che, nella cappella, sono destinati a restare vuoti, funzionando da leggero filtro percettivo alle superfici murarie, per proseguire nelle stanze destinate a archivio e laboratorio con la funzione pratica di custodire i materiali didattici. Al vuoto della cappella, inteso come invito all’ascolto e alla riflessione, fa da contrappunto il pieno delle stanze adiacenti, dove gli scaffali si sviluppano in ideale continuità dal piano terra a quello superiore. L’attenzione per ciò che sta alla base e ci sostiene, ricorrente in molti progetti dell’artista, trova espressione in un intervento di grande impatto visivo: un pavimento trasformato in archivio, un sistema di moduli in legno concepiti come altrettanti contenitori illuminati dall’interno, che rendono i contenuti che vi saranno raccolti l’effettivo e al tempo stesso metaforico sostegno ai passi di chi vi accede. Nell’attrezzare gli spazi di lavoro Bartolini ha inoltre disegnato un arredo trasformabile a seconda delle esigenze didattiche che prosegue nel giardino con un tavolo circolare che abbraccia un grande albero.
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