Sharing architecture

massa critica | elisa poli

Dispositivi di emergenza per la creatività italiana

Da una tavola rotonda tra giovani studi d’architettura torinesi e fiorentini nasce la domanda per una piattaforma di dialogo condivisa che sappia creare relazioni tra iniziative locali volte a sdoganare i linguaggi disciplinari dall’immobilismo e dalla ripetizione stantia.

Il network non basta. Bisogna muoversi di persona. Alzarsi all’alba, caricare i colleghi in macchina e partire. Bisogna andarci agli incontri, ai festival, alle conferenze. Stringere mani e prendere appunti. Capire cosa c’è di nuovo e controllare sempre il cellulare, che in studio non stiano accadendo troppi danni. L’assenza costa. Soprattutto quando sei giovane, hai studiato dieci anni tra università e gavetta e non ti sei ancora fatto sufficiente contropelo per resistere agli urti del sistema corporativo. In cattedra di solito, a questi appuntamenti per gli addetti ai lavori, ci salgono sempre i soliti noti – come se l’età fungesse da controllo di qualità – capaci di ripetere, ormai senza più convinzione, la parte di un copione un po’ noioso e  datato. Le argomentazioni utili, quelle che spesso non contengono perifrasi millenarie ma vanno subito al punto, fatte da chi avrebbe più domande che risposte preconfezionate, ecco, quelle vengono relegate agli ultimi cinque minuti di dibattito. Quando il moderatore, un po’ consumato dai riflettori e dalle parole sempre uguali dei relatori si rivolge distrattamente al pubblico e chiede: “Ci sono domande”?

Per fortuna ogni tanto qualcuno prova a cambiare gioco, a scompaginare la trama stantia di quest’architettura in formalina mettendo a confronto giovani generazioni, senza preoccuparsi troppo se manca sul cartellone il solito nome dello star system, spesso scritturato solo per assicurare la presenza in sala del pubblico meno smaliziato. Per fortuna è successo pochi giorni fa al SESV lo spazio espositivo che la Facoltà di architettura di Firenze ha affidato a Marco Brizzi, ideatore, non a caso, del festival Beyond Media così come del web magazin Arch’it. L’occasione era quanto mai azzeccata: la presentazione nel capoluogo toscano di un libro tutto torinese, 011+ architetture made in Torino. Curato da Davide Tommaso Ferrando, con una prefazione di Luca Molinari, questo testo-catalogo presenta il lavoro di 13 studi torinesi, 13 esempi di energia e bravura, 13 modi di fare buona architettura tutti condensati dentro il prefisso cittadino 011.

L’operazione è piaciuta molto ai colleghi fiorentini che qualche anno fa erano stati protagonisti di un’esperienza simile, un tentativo di mettere in chiaro lo stato del mondo dell’architettura cittadina. Florence EXIT, iniziativa promossa da Alberto Breschi (architetto e docente di progettazione architettonica nella Facoltà di Architettura di Firenze), aveva dato luogo, nel 2007, a una mostra e a un volume nei quali si tracciavano e si osservavano i percorsi di alcuni progettisti formatisi a Firenze negli anni recenti.

Detto, fatto. La formula è semplice ma molto efficace: un lungo tavolo nero, un pomeriggio rubato – per una giusta causa – al lavoro di studio e una sala gremita di architetti toscani, anche giovanissimi, tutti accorsi per potersi confrontare, in occasione di questa tavola rotonda, con gli otto colleghi torinesi, giunti al SESV con un bagagliaio pieno di progetti e stimoli intellettuali. Tutto qui? Non proprio, non solo. Approfondiamo.

L’esperienza torinese che ha portato alla pubblicazione del libro 011+ nasce da un humus molto fertile, un programma di rilancio delle realtà creative locali in cui alcuni fattori hanno giocato un ruolo strategico ai fini della riuscita di questo progetto. Olimpiadi invernali 2006, Torino World Design Capital 2008, Salone del Libro, Artissima, ma gli esempi potrebbero continuare dalla Fondazione Rebaudengo passando per la rivista Label fino ai nomi della scena musicale contemporanea. A beneficiare di questo processo virtuoso sono stati anche gli architetti attraverso iniziative del calibro di Turn la design community fondata nel 2005 che riunisce 300 giovani professionisti, tutti under 40, tutti impegnati nel settore della creatività. Tra gli otto invitati alla conferenza fiorentina c’era anche Marco Rainò, presidente di questo network della creatività e membro dello studio brh+, poi Michele Bonino per lo studio MARC, Marco Bosio e Andrea Lace per Studio GRANMA, Alessandro Cimenti per Studioata, Paolo Dellapiana per Archicura e Walter Nicolino per carlorattiassociati.

Frlanjansen

“L’idea è semplice – spiega  Ferrando durante la presentazione del libro – testimoniare, attraverso testi ed immagini, la recente maturazione di una nuova e fibrillante cultura architettonica torinese. L’occasione è nata in concomitanza con il Convegno Mondiale dell’Architettura, una situazione perfetta per offrire inaspettati spunti di riflessione sullo stato dell’arte della cultura progettuale torinese, una parte della quale è oggi più che mai intenzionata a confrontarsi ed identificarsi all’interno del panorama internazionale contemporaneo”. È stato lui, infatti, dopo l’esperienza positiva di Torino 1984-2008 Architecture Atlas, a far convergere, in questa nuova pubblicazione quegli studi che riteneva essere rappresentativi di una cultura del cambiamento capace di restituire attraverso progetti innovativi un’immagine della città lontana dagli stereotipi tipici dell’architettura italiana ma fatta invece di pluralismi linguistici molto attenti alla scena internazionale. Difficile compito. Ma la strategia usata ha prodotto un risultato inaspettato perché grazie a 011+ ora gli architetti torinesi hanno trovato un nuovo spazio di coesione – che significa dialogo e confronto costante tra le parti – e il progetto infatti, pur essendo nato con la pubblicazione del libro non si ferma ad esso, prosegue. Ora c’è un blog che trasforma la statica del testo in un’esperienza dinamica, in crescita, e attira questi giovani creativi verso un comune obiettivo: rilanciare l’architettura, non solo a Torino.

Dall’altra parte Firenze. Gli studi intervenuti quasi non si contano – e questo è un bel segnale di come l’architettura anche qui si stia dando parecchio da fare – anche perché, bisogna ricordarlo, oltre a Exit la realtà fiorentina è stata raccontata, in tempi recentissimi, attraverso due esperienze: 8×8 e Rizoma. La prima nata grazie all’occasione di una mostra, ma il termine forse è riduttivo, svoltasi nel maggio del 2005 in una casa privata e molto originale, allestita per tre giorni consecutivi da 8 giovani studi d’architetti. L’edificio era il luogo che, durante gli anni ‘70, vide la nascita dei fermenti e dell’estro progettuale del gruppo radicale fiorentino Zziqqurat e che gli invitati all’iniziativa hanno reinterpretato per l’occasione. La seconda invece costituita come “Biennale d’architettura sulle nuove generazioni di architetti italiani” è stata raccontata attraverso l’omonimo catalogo, al cui interno, figurano diverse presenze della scena toscana. Nonostante tutte queste belle iniziative i fiorentini – così sembrava fino a pochi mesi fa – non riuscivano a trovare una piattaforma di dialogo condivisa e l’estro creativo che caratterizza il lavoro di molti tra loro rimaneva quasi invisibile rispetto all’attenzione mediatica dedicata ai soliti nomi della scena locale.

Studio Ata

Oggi qualcosa è cambiato, perché l’11 luglio 2009, un gruppo di giovani professionisti, molti dei quali già presenti nei progetti di EXIT, 8×8 e Rizoma, ha vinto in blocco le elezioni per il Consiglio dell’ordine degli architetti di Firenze, attraverso un percorso che nasce proprio dalla necessità profonda di modificare una situazione ormai inaccettabile per i progettisti di ultima generazione. “Tutto nasce da una protesta – come ricorda David Benedetti, neo eletto segretario e membro di nuvolaB – che si apre intorno alla necessità di promuovere la cultura della qualità architettonica e rilanciare la contemporaneità sul territorio fiorentino. L’occasione per imporsi all’attenzione dei media venne offerta, lo scorso 21 marzo, da una lettera firmata da 62 architetti che chiedevano “un confronto pubblico per recuperare l’interesse della società civile promuovendo con forza la correttezza deontologica della figura dell’architetto svilita dalle consolidate pratiche di mala gestione delle questioni urbanistiche, che a più riprese, hanno investito la città di Firenze e il territorio toscano”.

L’iniziativa di “Firmiamo la lettera” nata dalla volontà di alcuni architetti fiorentini è diventata un vero e proprio manifesto capace d’intervenire sul complesso meccanismo delle politiche locali raccogliendo le voci di quanti all’immobilismo culturale e all’assenza di pluralità linguistiche proprio non ci stanno. Un programma che diventa occasione di progetto a lungo termine ora che tutti i firmatari, ormai più di 300, sono entrati a far parte, grazie ai 14 candidati eletti, del sistema decisionale inerente alle pratiche architettoniche locali.


In realtà di locale, in questa iniziativa, c’è ben poco, così come per nulla locale risulta il progetto di 011+. C’è semmai da imparare molto attraverso queste due strategie d’intervento che hanno avuto la forza e la determinazione di penetrare e modificare dall’interno alcune tacite regole del mestiere che raramente promuove il ricircolo energetico. Grazie ad un sistema di visibilità condivisa – fatta per generare confronto e non per il desiderio di apparire a tutti i costi – queste due giovani realtà italiane stanno portando all’attenzione del mondo dell’architettura le vere questioni su cui la disciplina è chiamata a intervenire attraverso una ricerca che non dovrebbe essere relegata ai margini del sistema accademico ma integrata e incentivata. La progettualità, ci dicono, entra in circolo solo tramite una piattaforma di dialogo che sappia includere attori appartenenti a realtà diverse e per questo capaci di arricchirla, attraverso una pluralità di sguardi.

Dopo Torino e Firenze, chi è pronto adesso ad accogliere la sfida?

(Elisa Poli, Abitareweb, 19/10/2009)

per leggere l’articolo originale clicca qui

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

italian-theories

Related Posts

Facebooktwittergoogle_pluspinteresttumblr