Il committente, una giovane coppia, aveva richiesto lo sviluppo di un progetto per la propria abitazione di circa 300 mq. che potesse soprattutto soddisfare l’esigenza di raccoglimento e privatezza della vita domestica coniugata con i caratteri di trasparenza, permeabilità e rigore volumetrico dell’architettura contemporanea, difficilmente relazionabile inoltre con il tessuto edilizio circostante. La scelta è stata di estroflettere un edificio introverso.
Innanzitutto si è scelto di abbassare il piano di campagna del lotto di circa un metro rispetto alla strada prospiciente separandolo da questa mediante un muro cieco alto due metri. A partire dal nuovo livello è stata impostata l’abitazione, organizzata su due piani e resa come due volumi sovrapposti e sfalsati, orientati lungo l’asse viario. In tal modo dall’esterno è percepibile solo il primo piano emergente dal muro perimetrale del lotto e i relativi terrazzi costituenti la copertura parziale del piano terra. Quest’ultimo, che ospita le zone giorno, è quasi completamente vetrato nella parte centrale mettendo in comunicazione il giardino e la relativa piscina con la serie di patii interposti tra l’abitazione ed il lungo muro sulla via pubblica.
Questo elemento diviene l’asse portante della casa; è separazione: tra pubblico e privato, ma anche inclusione: di spazi abitativi, poiché esso ad un certo punto si stacca dalla strada e si insinua all’interno definendo il perimetro dell’edificio. Lo spazio abitativo si estende così a tutto l’esterno: il giardino ed i patii, l’intimità è data non da una stanza, un volume chiuso, ma dall’idea della corte, del recinto. Le pieghe dello spazio intercluso e la dissolvenza nel paesaggio: quello orizzontale dei campi e della pianura e quello magari anche banale del tessuto residenziale diffuso. Violenza di facciate in paramano, ringhiere in cemento prefabbricato, tetti in coppi, persiane in alluminio verniciato e ninfe in cemento bianco. Violenza di un parallelepipedo nero fluttuante sull’orizzontale con tagli di cielo riflesso sui muri. Limite oltre il quale andare.
All’interno di un paesaggio ed un territorio dove l’intervento dell’uomo ha ormai reso incerto il confine tra finzione e realtà; tra aspettative e desideri immobiliari e cacofonia dell’esistente, l’ostentazione enigmatica di un primo volume nero si inserisce come ulteriore icona della nostra contemporaneità.
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