Michele Bonino e Subhash Mukerjee (1974) fondano MARC nel 2006. Nel 2009 lo studio vince il premio Architetture Rivelate con il progetto per l’Allestimento del Museo Archeologico dell’Abbazia di Novalesa, è finalista alla Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (Triennale di Milano) ed è invitato a esporre alla Royal Academy of Arts (Londra). Espone inoltre al London Festival of Architecture (2008) e agli Annali dell’Architettura e delle Città (2007). E’ speaker al XXIII Congresso Mondiale degli Architetti (UIA) e tiene conferenze a Seul, Mosca, Timisoara, Mumbai, Firenze, Genova, Mantova.
Progetti e opere di MARC sono pubblicati su riviste internazionali, come “Casabella”, “A10 New European Architecture”, ”Abitare”, “de Architect”.
Michele Bonino è docente presso il Politecnico di Torino, Subhash Mukerjee presso l’University Studies Abroad Consortium (USAC). Entrambi partecipano alla Biennale di Venezia nel 2004 e nel 2006.
Dal solaio alla città
Dall’inizio della nostra attività, nel 1999, abbiamo avuto occasione di lavorare soprattutto su due fronti, tradizionalmente intesi come opposti. Da un lato lapiccola scala dell’abitazione (gli interni sono stati la maggior parte dei nostri primi incarichi), dall’altro quella delle città in trasformazione, affrontate attraverso studi, esperienze didattiche, consulenze: Torino e Napoli, Hong Kong e Mumbai.
Avere sempre di fronte due ordini di grandezza così diversi ci ha portato a immaginare una relazione diretta tra essi. Oggi non riusciamo a pensare all’architettura se non come a ciò che unisce la casa e il paesaggio, la città e le persone. Per questo, siamo interessati a un’architettura attenta alle relazioni che sa intessere, prima che alla propria immagine.
Nella nostra ricerca perde significato tutto ciò che delimita e chiude un edificio, il suo involucro, le sue facciate verticali (spesso il cuore della composizione architettonica), in favore delle sue superfici orizzontali: i solai, i pavimenti, ma anche i gradini delle scale, i letti, i tavoli. Sono le superfici su cui la gente sta, si muove, agisce, che connettono l’esterno con l’interno, una stanza con il mondo.
In queste “superfici della relazione”, fra le logiche quantitative della città contemporanea e una qualità dell’abitare spesso affidata all’intimità dell’interno, Marc cerca la sua architettura.
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